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Lavoratori autonomi, ci vogliono così: in lenta agonia

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Guardando questa vignetta, ho pensato: ecco, a noi lavoratori autonomi ci vogliono proprio così. Non dobbiamo sprofondare, altrimenti alle istituzioni sparisce un bancomat preziosissimo per il prelievo fiscale. L'Inps fallirebbe senza di noi: perderebbero la principale fonte di prelievo a costo quasi zero perchè non soggetta a reali prestazioni e tutele in cambio (un vero affare).
Ma nemmeno fiorire.....


Nemmeno prosperare dobbiamo, altrimenti vuol dire che siamo evasori. E poi tutta questa libertà, troppo poco controllo, troppa creatività, diventiamo pericolosi socialmente.
Insomma il lavoratore autonomo ideale è come un malato, deve stare in "stretta agonia vigilata". 
Daniela Fregosi era perfetta, un bancomat da spillare da oltre 20 anni, nell'impossibilità di evadere perchè con un'attività che si rivolge a società ed aziende, quindi niente vendita di servizi sottobanco e non fatturati. 
Poi però un giorno Daniela si ammala e comincia ad informarsi, diventa Afrodite K, inizia a inoltrare domande per prestazioni assistenziali, indennità di degenza ospedaliera, indennità di malattia, poco che è son soldini che pretende dal tesoretto Inps. Già questo era increscioso. Ma aprire un Blog e diffondere queste possibilità anche per gli altri colleghi, questo proprio non lo doveva fare. E denunciare anche a nome degli altri tipi di lavoratori autonomi che non hanno nemmeno quelle possibilità (artigiani, commercianti....), beh, è davvero troppo. Meglio se schiattava di colpo ricoperta di metastasi, perchè così è una gran rompicoglioni e basta!
Care istituzioni, vi dò una bruttissima notizia, porse io potrò pure stirare le zampette per questo tumore (e mi tocco mentre lo dico), ma ormai è tardi, il polverone è alzato e tanta gente ha alzato un pochino la testa. Forse non tutti, ma qualcuno il mio posto lo prenderebbe, e continuerebbe a rompere le palle.
A questo giro non vi molliamo, vi stiamo sul collo a soffiare finchè non sganciate quello che ci spetta oppure non ci ridate i nostri soldi indietro e pace come prima.
Sotto stretta agonia, non c'abbiamo più voglia di starci ed oltre 45.000 persone l'hanno già dimostrato firmando la Petizione "Diritti e assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano".


L'importanza della Vitamina D ed il tumore al seno

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Dopo essere stata operata di tumore al seno ho scoperto casualmente di avere bassi livelli di Vitamina D nel sangue. Il tutto è cominciato con le complicazioni postchirurgiche alla spalla che hanno reso necessaria una risonanza magnetica ed una TAC. Da lì è emersa un'osteopenia all'omero un pò strana visto che ho 46 e di menopausa ancora non se ne parla proprio. Anche la MOC ha evidenziato poi un'osteopenia alle vertebre lombari. Mi sono fatta quindi aggiungere ai valori da misurare con le analisi del sangue periodiche per i follow up oncologici, anche quelle relative all'osteoporosi, tra cui proprio la Vitamina D.

Perchè parlare di vitamina D?: la correlazione cancro al seno e carenza di vitamina D
Alti livelli di vitamina D nel sangue aiuterebbero le donne diagnosticate con tumore del seno a sopravvivere alla malattia: lo rivela una nuova ricerca dell’universita’ di California a San Diego che ha analizzato cinque vaste indagini in materia su un totale di 4.443 pazienti. Tutte le malate sono state seguite per una media di 9 anni. Secondo il rapporto pubblicato su “Anticancer Research, le pazienti con livelli di vitamina D a 30 nanogrammi hanno evidenziato possibilita’ doppie di non avere una ricorrenza del tumore – ossia di sopravvivenza – rispetto alle malate con vitamina D a 16 nanogrammi. Secondo i ricercatori, “non c’e’ alcuna ragione per attendere ad introdurre la vitamina D nei trattamenti standard per il tumore della mammella”. Gli esperti ritengono che la vitamina D agisca su di una proteina che blocca la divisone cellulare aggressiva. (Fonte)
Anche Andos diffonde che assunzioni elevate di vitamina D contrastano il tumore al seno: clicca qui

La Vitamina D è un ORMONE non una VITAMINA!
Potreste essere sorpresi dal fatto che la vitamina D sia così importante per la salute, specialmente se continuate a pensare che questa sia principalmente solo un nutriente per le ossa. Inoltre molte persone pensano che la vitamina D sia realmente una vitamina, mentre in realtà la forma attiva della vitamina D è uno dei più potenti ormoni del corpo e regola molti più geni e funzioni corporee di ogni altro ormone finora scoperto. La vitamina D viene prodotta come pro-ormone nella pelle, tramite l’azione della luce solare, e poi convertita nella potente forma ormonale. Senza questo ormone si può morire ed infatti molte persone muoiono per cause legate alla  deficienza di vitamina D.

Il sistema immunitario necessita di vitamina D
La Vitamina D possiede un rimarchevole effetto sulla salute, influenzando circa 3000 dei 25000 geni che abbiamo e giocando un ruolo critico nella risposta immunitaria, un ruolo molto superiore rispetto alla risposta immunitaria sintetica (e spesso pericolosa) generata dai vaccini. La vitamina D potrebbe giustamente venire descritta come un “nutriente miracoloso” per il sistema immunitario, in quanto abilita il corpo alla produzione di più di 200 peptidi con funzione antimicrobica, indispensabili nella lotta contro un vasto numero di infezioni. I dr. Joe Prendergast, uno dei molti esperti che stanno riconoscendo la fenomenale importanza delle vitamine per la salute, spiega perché in molti modi la vitamina D è più potente di qualsiasi vaccino. Egli cita uno studio effettuato da ricercatori tedeschi, che hanno scoperto che la vitamina D aumenta la funzione immunitaria di un fattore da 3 a 5, stimolando nel contempo la produzione di potenti peptidi antimicrobici. Inoltre, l’esposizione alla radiazione ultravioletta del sole, che stimola la produzione di vitamina D attraverso la pelle, è dimostratamente in grado di ridurre l’incidenza delle infezioni respiratorie, insieme ad un vasto numero di altre condizioni patologiche.
Da una recente pubblicazione dell’Università Statale dell’Oregon: "Un nuovo studio ha concluso che il ruolo chiave nel sistema immunitario, l’abilità della vitamina D di regolare le proteine antibatteriche, è così importante che è stata conservata attraverso almeno 60 milioni di anni di evoluzione ed è presente solo nei primati, uomo incluso ed in nessuna altra specie animale conosciuta. Il fatto che questa risposta immunitaria mediata dalla vitamina D sia passata indenne da modificazioni attraverso milioni di anni di evoluzione e selezione naturale e sia tuttora presente in specie come le scimmie ed i babbuini, suggerisce che deve essere cruciale per la sopravvivenza, dicono i ricercatori. La ricerca evidenza l’importanza di avere adeguati livelli di vitamina D per l’uomo e gli altri primati, soprattutto alla luce del fatto che più del 50% di bambini ed adulti negli Stati Uniti (ma anche in Italia ed in Europa, n.d.t.) sono carenti della vitamina del sole. L’esistenza e l’importanza di questa parte della risposta immunitaria rende chiaro che l’uomo e gli altri primati necessitano di mantenere sufficienti livelli di vitamina D, dice Adrian Gombart, professore associato di biochimica e principale ricercatore insieme al Linus Pauling Institute all’Università Statale dell’Oregon."
Ci sono infatti ricerche su oltre 200 patologie che sono state collegate alla carenza di vitamina D e che possono rispondere alla supplementazione con vitamina D o ancora meglio alla produzione nella pelle di vitamina D indotta dall’esposizione alla luce solare.

Quando avete preso il sole l’ultima volta?
Questa è una domanda importante, perché la vitamina D prodotta dall’esposizione alla luce solare rappresenta il modo migliore per ottimizzare i livelli nel corpo e di conseguenza ridurre i rischi di un gran numero di malattie. Sfortunatamente è stato riscontrato che solo il 30% della vitamina D presente negli americani è il prodotto dell’esposizione alla luce del sole, il che è dovuto all’errata avvertenza da parte delle agenzie per la salute pubblica di evitare la luce solare perché provoca il cancro (quando in effetti la produzione di vitamina D derivata dall’esposizione alla luce solare previene il cancro). Inoltre la maggior parte della popolazione lavora al chiuso e quando non lavora non passa abbastanza tempo all’aperto. L’esposizione occasionale alla luce solare di faccia e mani è insufficiente per la produzione di vitamina D nella maggior parte delle persone. Per ottimizzarne i livelli occorre esporre al sole larghe porzioni di pelle e non solo per qualche minuto. E contrariamente alla credenza popolare, il momento migliore per essere al sole per la produzione di vitamina D è vicino a mezzogiorno. La luce ultravioletta proveniente dal sole è disponibile in due lunghezze d’onda principali – UVA e UVB. È importante capire la differenza tra queste ed i fattori di rischio che ognuna comporta.  Prima ci sono le UVB, onde salutari che aiutano la pelle a produrre vitamina D, poi ci sono le UVA, che sono generalmente considerate poco salubri perché possono penetrare più profondamente la pelle e causare più danni da radicali liberi. Non solo, i raggi UVA sono praticamente costanti durante tutte le ore di luce del giorno, per l’intero anno, diversamente da quelli UVB che sono scarsi al mattino ed alla sera ed abbondanti a mezzogiorno. Per utilizzare la luce solare per massimizzare la produzione di vitamina D e minimizzare il rischio di danno alla pelle il periodo migliore e più sicuro è la parte centrale della giornata (approssimativamente tra le 10 e le 12). Durante questo periodo di intensa emanazione UVB necessiterà solo una breve esposizione per produrre la maggior parte della vitamina D.  Per quanto riguarda i tempi di esposizione, è sufficiente che il colore della pelle viri verso una leggera sfumatura di rosa. Può trattarsi di soli pochi minuti per le persone con la pelle molto chiara.  Una volta che avete raggiunto questo punto il corpo non produce più vitamina D ed ogni altra esposizione al sole sarà dannosa per la pelle. La maggior parte delle persone con la pelle chiara ed i capelli biondi massimizza la produzione di vitamina D in 10-20 minuti. Qualcuno necessita di minor tempo, altri di un tempo maggiore. Più è scura la pelle, maggiore deve essere il tempo di esposizione per ottimizzare la produzione di vitamina D. Se non è possibile esporsi alla luce solare, un lettino abbronzante (con reattori elettronici anziché magnetici, per evitare inutile esposizioni a campi elettromagnetici) può essere un’alternativa. Come ultima risorsa è possibile ricorrere ad un  integratore orale di vitamina D3.

La ricerca pubblicata da Grassroots Health tratta da D*Action study dimostra che la percentuale media che un adulto necessita giornalmente si aggira intorno alle 8000 UI, questo per aumentare il livello sopra i 40 ng/ml, livello ritenuto come il minimo indispensabile per la prevenzione delle malattie.

Conoscete i vostri livelli sierici di vitamina D?
Qualcosa come 40 esperti nel mondo attualmente concordano nell’affermare che il più importante fattore quando si parla di vitamina D sia il livello nel siero. Bisognerebbe assumere un dosaggio utile ad ottenere un livello terapeutico nel sangue come indicato dalla tabella sottostante. Per convertire i ng/ml in nmol/litro basta moltiplicarli per il fattore 2.5. Se non conoscete i vostri livelli di vitamina D o non li avete mai verificati, sarebbe meglio farlo al più presto in quanto pensare che siano a posto è piuttosto rischioso. La deficienza di vitamina D è di proporzioni epidemiche negli Stati Uniti (ma anche in Europa, come già detto, n.d.t.) ed in altre parti del mondo al giorno d’oggi, principalmente perché la gente non passa abbastanza tempo al sole per facilitare questo importante processo della produzione di vitamina D. Il primo passo per assicurarsi di stare ricevendo tutti I possibili benefici dalla vitamina D è quello di verificare I livelli nel sangue tramite un test denominato 25(OH)D o anche 25-idrossivitamina D oppure Vitamina D 25-OH (esiste anche il test denominato 1,25(OH)D ma quello citato precedentemente è migliore). Potete chiederlo al vostro medico curante.

La Vitamina D rappresenta una delle migliori difese contro le malattie
Soprattutto, la difesa migliore deriva da un robusto sistema immunitario, che le vaccinazioni possono compromettere. Supportare il sistema immunitario dovrebbe essere la prima voce della lista delle cose da fare per rimanere in salute e la vitamina D opera un ruolo cruciale in questo.

Quali cibi mangiare per assumere Vitamina D?


















Fonte utilizzata: ottobre 2012 dott. Joseph Mercola

Primo piccolo successo: 5 righe e mezzo sui lavoratori autonomi che hanno il cancro

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I lavoratori autonomi sono messi male, malissimo non solo per quanto riguarda i loro diritti e le loro tutele ma anche soprattutto a livello di divulgazione delle informazioni che li potrebbero interessare. Dopo mesi di battaglia informativa, grazie anche a questo blog, dopo la partenza di una petizione ad hoc (appoggiata anche da FAVO e AIMAC) finalmente nasce un nuovo portale per i pazienti oncologici che accenna all'esistenza dei liberi professionisti.

Già da tempo Afrodite K aveva denunciato come in tutte le guide per i pazienti oncologici ed i loro diritti in quanto lavoratori erano citati solo i lavoratori dipendenti, come se gli autonomi non si ammalassero di cancro, mai. 
Adesso è nato un nuovo spazio informativo oncoguida.it : un servizio di informazione per i malati di cancro e le loro famiglie, i curanti, le istituzioni, gli amministratori sanitari e i volontari.
Oncoguida è nata nel 2009 come progetto di AIMaC in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, finanziato dal Ministero della Salute.
Nella sezione "Diritti del malato" - "Tutela giuridica del malato lavoratore", abbiamo rintracciato, nella domanda n.11 una piccola sezione dedicata a noi, sì proprio a noi. Quando l'ho letta mi ci sono quasi emozionata, dopo mesi di ricerche inutili, finalmente 5 righe e mezzo tutte solo per noi!!!

Se ad ammalarsi di cancro è un lavoratore autonomo o un libero professionista, quali sono i suoi diritti per tutelarsi dalle perdite economiche causate dall'impossibilità di svolgere la propria attività di lavoro?
I lavoratori autonomi  iscritti alla gestione separata Inps (come ad es. commercianti, artigiani, free lance), se costretti a sospendere l'attività lavorativa a causa della patologia e delle terapie oncologiche, hanno diritto all'indennità di malattia (per circa due mesi all'anno) ed eventualmente all'indennità di degenza ospedaliera. Per i liberi professionisti iscritti a proprie Casse previdenziali di ordine, il regolamento di ciascuna cassa può prevedere forme diverse di assistenza economica (ad esempio, provvidenze assistenziali straordinarie per eventi di malattia gravi che impediscono in tutto o in parte, per un certo periodo di tempo, lo svolgimento dell'attività professionale).

No, non è sarcasmo, come si potrebbe pensare.
Tenuto conto della carenza assoluta di informazioni ed orientamento per i lavoratori autonomi che si ammalano di tumore (tanto che nemmeno quelle briciole ridicole di diritti che alcuni anno riescono a venir fuori e molti le ignorano con grande gioia dell'INPS che così continua ad arricchire il proprio tesoretto), quello che vi stiamo presentando è grasso che cola.
Almeno è un inizio.
Sì, qualche link in più, qualche dritta aggiuntiva non avrebbe fatto male.
Va bè, c'è sempre Afrodite K, che con il suo blog, non vi abbandonerà.
In ogni caso qualcosa si sta muovendo (vi assicuro che una roba così non c'è scritta da nessuna parte!!!), quindi, sarcasmo a parte, qualcosa si stà muovendo.

Altri commenti dei firmatari della Petizione

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Prosegue incessante la raccolta delle firme per la Petizione"Diritti e assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano". Ecco altri commenti dei firmatari tra gli oltre 45.600 che hanno aderito fino ad ora: "Perchè adesso sto bene, ma potrei ammalarmi, avere una partita Iva in Italia sembra sia una colpa anzichè un vanto. Siamo la forza motore di questo Paese ma non siamo tutelati per niente" Denyse Perathoner


"Perché, anche se io, affetta da cancro al seno, sono lavoratrice dipendente, ho piena solidarietà sociale con chi ha gravi problemi di salute ma è lavoratore autonomo. Per senso di solidarietà civile"Caterina Pesce

"Perchè penso che dovrebbe essere una cosa normale avere gli stessi diritti quando abbiamo gli stessi doveri" Luciana Piccioni

"E' importante per me perchè insieme a mio marito tiriamo avanti con fatica da 20 anni una microimpresa familiare (e alleviamo 2 figli) solo con le nostre uniche forze, e spesso mi pongo la domanda : "ma se dovessimo avere problemi di salute come ne verremmo fuori?". Ringrazio il destino perchè non mi ha mai costretto a confrontarmi con questa realtà." Laura Terenzoni

"Perchè i Lavoratori autonomi, e soprattutto i Titolari di aziende medio piccole sono tutelati quanto un sasso per terra preso a calci...nessuno pensa che sono quelli più soggetti a stress e lavoro continuativo..e in questi anni anche più soggetti a debiti e a fallimenti...senza nessuna tutela.." Andrea Mazza (Alessandria)

"Perchè da lavoratrice dipendente avendo avuto anch'io la stessa malattia, per altro perfettamente guarita, io non ho avuto nessun problema di "copertura" quindi mi sembra giusto che la abbiano anche i lavoratori autonomi" Lia Sanna

"Perché sono autonoma, pago le tasse (tutte), non arrivo a fine mese proprio per pagarle, con lo stress da miseria che accumulo prima o poi mi ammalerò e dovrò chiudere l'attività; perché la 104 la può avere chi lavora nella PA e fa il secondo lavoretto al NERO, non deve pagare la baby sitter perché lavora 1/2 giornata, si lamenta perché le viene concesso il permesso malattia x i bambini SOLO per i primi 3 anni...devo continuare???" Maria Grazia Rossellini

"Sono una restauratrice, lavoro in proprio e ho avuto un melanoma, fortunatamente scoperto in tempo, per cui ho subito solo l'asportazione dei linfonodi ascellari. Dopo 10 giorni, però, sono rientrata al lavoro... Non potevo permettermi di stare a casa: scadenze, penali per eventuali ritardi sul cantiere, ecc."  Lidia Gallucci (Pistoia)

"Perchè è un diritto della persona che non ha nulla a che fare con la tipologia del contratto lavorativo"Claudia Piccini (Roma)

"Sono anche io lavoratrice autonoma che ha subito una mastectomia totale bilaterale e non mi è stato riconosciuto nessun diritto" Anna Baglivo

"Perchè mi preoccupo del mio futuro e di quello che succede/potrà succedere a me e ad altri liberi professionisti nella medesima situazione!" Lucia Masserini

"Anch'io sono lavoratrice autonoma, ho aperto la partita IVA nel 2012 dopo aver perso il posto, e mi sono reinventata un lavoro a 51 anni, nel 2013 diagnosi di cancro al seno con tutto quel che ne consegue, anno in cui avrei dovuto, tra saldo ed acconto, pagare in pratica il doppio di INPS per il primo (!!!) anno di attività. Per non poter avere alcun indennizzo per i giorni lavorativi oersi tra operazioni ed esami diagnostici dalla stessa INPS perché non avevo ancora versato contributi sufficienti. Ho pagato quel che potevo." Simona Zanini

"Lavoratrice autonoma, a casa dal lavoro da mesi e impossibilitata a svolgerlo per difese immunitarie azzerate (in terapia per linfoma di hodgkin). La mia previdenza (ENPAV) non mi riconosce l'indennità di malattia perché sono giovane e iscritta da meno di 5 anni." Gloria Burattin

"Perchè sono un lavoratore autonomo ed ho avuto un grave incidente con gravi lesioni, è da un anno che non posso lavorare, l'azienda per cui lavoro mi ha sostituito e non mi ha aiutato in nessuna maniera, nonostante ciò continuo a pagare le tasse e l'INPS che è obbligatorio." Matteo Ofrio (Anzio)

Tutto sulla risonanza magnetica mammaria

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Afrodite K questo tipo di esame l'ha già fatto 2 volte quindi, visto che è un esame un tantinello più complicato di ecografia e mammografia, ho deciso di condividere alcune informazioni. Troverete una serie di notizie ed indicazioni mediche oltre le mie personali esperienze con il tipo di esame. Spero che ne abbiate bisogno il meno possibile, soprattutto se come me, questo esame non lo amate moltissimo!!!




La risonanza magnetica non è altro che un grosso magnete (calamita) generalmente a forma di grossa “ciambella”. Sono proprio le sue proprietà magnetiche a controindicare l'esame in alcune persone.
Non utilizza radiazioni quindi poi si può uscire tranquille senza "infettare" nessuno.

Le controindicazioni all'esame
A causa di alcune possibili controindicazioni prima dell'esame (soprattutto la prima volta) viene fatto compilare un questionario e/o fatta un'intervista che dovrà poi essere firmata per l'autorizzazione (consenso informato). Ecco le controindicazioni all'esame.
ASSOLUTE (non si può fare l’esame):
Clip ferromagnetiche vascolari, Pace-maker cardiaco, Catetere di Swan-Ganz, Elettrodi endocorporei, Impianti cocleari in cui siano presenti elettrodi o piccoli magneti ad alto campo o bobine RF, Protesi stapediali metalliche, Connettori metallici di shunt ventricolo-peritoneale, Filtri vascolari, stent vascolari metallici entro 6 settimane dall'impianto e spirali metalliche, Dispositivi endocorporei ad attivazione magnetica o elettrica (neurostimolatori, stimolatori di crescita ossea, pompe per infusione continua di farmaci, sfinteri ed impianti oculari magnetici), Protesi del cristallino con anse di titanio o platino, Corpi estranei ferromagnetici in sede nobile (intracranica, endoculare o vascolare)
RELATIVE (si può fare l’esame solo se a conoscenza degli eventuali rischi):
Gravidanza (soprattutto nel primo trimestre), Turbe della termoregolazione, Protesi valvolari cardiache, Clip metalliche non vascolari, Corpi estranei ferromagnetici in sede non nobile, Peso superiore a 135 Kg (preferibile eseguire l'esame con RM "aperta")
LIMITANTI (si può fare l’esame ma il risultato può essere non ottimale):
Protesi o dispositivi metallici non suscettibili di significativi effetti magneto-meccanici o termici, ma che creino artefatti sulle immagini o che impediscano una perfetta immobilità del paziente, Piccole particelle metalliche provenienti da strumenti chirurgici, Fili metallici di sutura post-craniotomia o post-sternotomia, Dispositivi intra-uterini (spirale) ferromagnetici, Prodotti cosmetici per ciglia, Movimenti involontari patologici, Problemi di natura psichica (ansia, claustrofobia, psicosi), Impossibilità di mantenere la prolungata posizione (es. per problemi cardio-respiratori o a deformità rachidee).

Occhio alle protesi/espansori mammari
La prima RMM l'ho fatta pochi giorni prima della mastectomia. Nella seconda, a distanza di quasi 1 anno, al seno sx avevo una protesi/espansore di tipo Becker. E' importante conoscere esattamente la tipologia di protesi temporanea o definitiva che si ha (vi devono rilasciare una certificazione con i riferimenti del modello) per poter valutare la possibilità di effettuare la risonanza magnetica mammaria che è controindicata nei casi di protesi contenenti pezzetti metallici particolari. Fatelo sempre presente quando vi segnano questo esame ed avete una protesi.

In che momento fare l'esame
Questo esame non lo potete fare quando vi pare. E' consigliato nei 15 giorni successivi alle mestruazioni (dal 7° al 14° giorno del ciclo). Nella mia Asl inoltre lo fanno solo 2 venerdì al mese quindi devi conciliare i tuoi impegni, il mestruo e l'organizzazione ospedaliera. Pare facile....(se poi sei una lavoratrice autonoma mettiti l'animo in pace)

Come prepararsi all'esame
Dovete farvi segnare prima dal medico curante l'esame del sangue che misura la creatinina (calcolate quindi il tempo necessario perchè poi occorre presentarsi alla RMM con il foglio dei risultati in mano). Non fate l'esame del sangue prima di 30 giorni dall'esame.
Per effettuare la risonanza magnetica mammaria é necessario togliere indumenti con parti metalliche, lenti a contatto, protesi auricolari e tutte le altri protesi mobili, mollette per capelli, cosmetici dal volto, lacca, piercing, occhiali, gioielli, orologi, ganci, monete e ogni altro tipo di oggetto metallico.
Il giorno dell'esame, inoltre, è necessario il digiuno nelle 4-6 ore precedenti.

Cosa succede di preciso
A parte la chiacchierata iniziale con il tecnico (più approfondita se è la prima RMM, più veloce se questo esame l'avete già fatto), c'è per prima cosa la procedura della svestizione. A me hanno fatto togliere tutto tranne gli slip. Mi hanno fornito un orrido spolverino verde e trasparente da allacciare sul davanti e due fantastici fantasmini di plastica per i piedi. Se è estate (come a me è successo per ben 2 volte su 2), questo look è piacevolissimo. Conciata così ti posizionano il port al braccio. Occhio a ricordare al tecnico se avete un braccio che va lasciato stare perchè privo di tutti o alcuni linfonodi). Io devo stare sempre vispa e sveglia perchè ci provano sempre con quello proibito (pare lo facciano apposta). Dopo si viene posizionale nel lettino che entrerà nel tubo a pancia sotto e con le tette infilate in 2 appositi fori. A me posizionano il braccio libero sotto la testa come appoggio e l'altro con il port steso pronto per l'introduzione del liquido di contrasto. Ti mettono vicino anche un campanello da suonare in caso di emergenza per chiamare gli operatori. Cercate di posizionarvi quanto più comodamente perchè poi non vi potete più muovere!!!. da lì in poi godetevi il concerto delle martellate.

Quanto dura l'esame
In totale tra pratiche amministrative, svestizione, inserimento del port per l'iniezione del liquido ed esame vero e proprio, ci vorrà circa 30/40 minuti. Starete dentro al tubo circa 15/20 minuti (nell'opzione senza e con liquido di contrasto). Quando siete lì sembrerà di più perchè tra posizione non comodissima e rumori di tutti i tipi, il tempo pare non passare mai (eventualmente portatevi dei tappi per le orecchie, io non riesco perchè mi dà fastidio sentirmi cose nell'orecchio, pure le cuffiette, figuriamoci...). Nonostante le martellate meccaniche che si sentono io cerco di entrare in una sorta di trance (mi aiuta sicuramente la mia pratica giornaliera di meditazione) in modo da rilassarmi il più possibile, isolarmi mentalmente rispetto alla situazione che non mi piace proprio per niente (odio questo tipo di esame, e lo chiamano non invasivo....) ed anche evitare di muovermi.

Il liquido di contrasto
L'esame può essere effettuato senza e con mezzo di contrasto (diverso da quello utilizzato dalla TAC) detto “paramagnetico” che sarà iniettato endovena durante l'esecuzione. In genere si tratta del Gadolinio (che non è radioattivo) che verrà eliminato rapidamente dopo per via renale (occorre quindi bere molto dopo l'esame). Il gadolinio è un metallo altamente tossico, ecco perchè nella soluzione del mezzo di contrasto è legato reversibilmente a una struttura complessa con altre molecole, chiamata chelato. Le allergie al gadolinio sono rare, in ogni caso ecco le avvertenze dell'Agenzia Italiana del Farmaco.
Per facilitare l'eliminazione di metalli dal corpo è possibile utilizzare la zeolite, un minerale che si comporta da "spazzino" nell'organismo.
Ecco le situazioni nella quali il liquido non deve essere somministrato o somministrato con particolare cautela: Gravidanza, Allattamento (anche se non esistono informazioni del tutto certe sembra che il mezzo di contrasto venga eliminato nel latte materno ed è pertanto consigliabile sospendere l'allattamento per almeno 24 ore dopo la somministrazione), Gravi disfunzioni renali (ecco il perchè dell'esame della creatinina!).
Un capitolo a parte merita la categoria delle Allergie (rinite, orticaria, allergia alimentare, allergia ai metalli, asma allergico, ipersensibilità ai mezzi di contrasto paramagnetici). Il problema si presenta soprattutto la prima volta, quando ancora non sò se sono specificatamente allergica, per questo motivo meglio non andare da sole la prima volta. Successivamente se tutto è andato ok, meglio così altrimenti per le verifiche successive vi sarà data un'apposita terapia “desensibilizzante!” prima dell'esame.
Raramente il mezzo di contrasto può provocare le seguenti reazioni: lievi (nausea, vomito e prurito), moderate (orticaria, edema facciale e broncospasmo).
Rarissimamente si possono verificare reazioni severe (shock ipotensivo, edema polmonare, arresto cardio-respiratorio).
Proprio per queste possibili reazioni l'esame viene eseguito con la presenza del Radiologo e dell'Anestesista.


Quando viene consigliato questo esame
Si tratta di un'indagine complementare e che non sostituisce l’imaging senologico tradizionale riservata a pazienti con particolari indicazioni
  • Staging pre-operatorio: valutazione su lesione sospetta o maligna di eventuali altre localizzazioni sia nella stessa mammella ma in altro quadrante che nella mammella contro laterale, presenza di linfonodi sospetti ai cavi ascellari, infiltrazione del muscolo pettorale.
  • Screening popolazione ad alto rischio: donne con elevata familiarità. In particolare per le donne con alterazioni genetiche e radioterapia. E' preferibile effettuare questo esame una volta l'anno ed in centri di alta specialità.
  • Valutazione risposta a terapia neo-adiuvante: molti tumori maligni sono molto grandi e necessitano, per effettuare un trattamento meno aggressivo, di essere ridotti come dimensioni da farmaci chemioterapici. La valutazione con risonanza prima di iniziare e dopo 1-2 cicli di chemioterapia fornisce indicazioni sulla riduzione della massa.
  • Pazienti operate di mastoplastica additiva o ricostruttiva: per la valutazione dello stato delle protesi mammarie non è necessario l'utilizzo del mezzo di contrasto. E' importante sapere che se l'esame viene effettuato senza mezzo di contrasto non risulta “diagnostico” per patologie eventualmente presenti in portatrici di protesi. Negli Stati Uniti si raccomanda (nelle pazienti con protesi) un esame di risonanza ogni due anni a partire dal terzo anno dall'intervento. Nei primi 10 anni dall'intervento chirurgico il rischio di rottura è del 31%; dopo i 10 anni diventa del 64%.
  • Ricerca di lesione primitiva occulta (CUP syndrome): è una particolare situazione in cui un esame cito/istologico ha evidenziato un cancro a carico di un linfonodo al cavo ascellare ma la mammografia ed ecografia risultano normali.
  • Recidiva locale: sospetto di ripresa della malattia con mammografia ed ecografia incerte e non è possibile eseguire (perchè non visibile) un prelievo citologico su guida mammografica ed ecografica.
  • Secrezione mammaria: è indicata solo se la secrezione è ematica monolaterale e da un solo orifizio del capezzolo.
  • Caratterizzazione di reperti equivoci all’imaging convenzionale (mammografia ed ecografia): non va mai eseguita se è possibile effettuare una diagnosi con prelievo cito/istologico. In casi selezionati si può eseguire con rilievo di microcalcificazioni ma deve essere preceduta o seguita da un esame “micro/istologico”.
  • Carcinoma infiammatorio: parziale indicazione nei casi di mastite che non si risolvono dopo terapia ed in cui vi sia un sospetto di cancro.
I risultati dell'esame
L'esame viene effettuato da personale Tecnico di Radiologia e viene successivamente “letto” ovvero interpretato dal Radiologo che è l'unica figura professionale abilitata ad esprimere un giudizio diagnostico. Ci vuole qualche giorno per avere il referto con il dischetto dei risultati (occhio alle 10€ per la digitalizzazione) ma io ho sempre chiesto al radiologo presente di accennarmi già qualcosa a voce.




La questione "lavoro autonomo e malattia" arriva al Festival del Lavoro

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Il 27 giugno 2014 Afrodite K è stata ospite a Fiuggi della tavola rotonda "Il talento delle donne. La leadership al femminile" all'interno dell'annuale Festival del Lavoro organizzato dal Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro. Streaming, politici, personaggi famosi, maxischermi, location suggestiva e via andare. Non rientriamo nelle categorie di eventi e setting che piacciono ad Afrodite K, ma che fare....questa battaglia sociale è troppo importante e diffondere il problema della tutela dei lavoratori autonomi che si ammalano presuppone di proseguire spedita. Vediamo comunque cosa ci siamo portati a casa....

Nonostante la tavola rotonda fosse specificatamente focalizzata sulle donne, in realtà molte riflessioni sono virate sulla situazione delle lavoratrici autonome e sui lavoratori autonomi in genere. 
Tre donne in particolare si sono dimostrate particolarmente attente alle problematiche dei lavoratori autonomi.
In primis la Consigliera Nazionale per le Pari Opportunità presso il Ministero del Lavoro, Alessandra Servidori, molto battagliera e da tempo impegnata nella difesa dei diritti delle donne nel mercato del lavoro. La consigliera si è ufficialmente impegnata a parlare della Petizione"Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano" direttamente con il Ministro Poletti e il Segretario Generale Pennesi, a studiare a fondo la questione e ad occuparsene anche come Consigliera Nazionale di Parità.
La deputata M5S Gessica Rostellato sottolinea la pratica ormai consolidata di trattare i lavoratori autonomi affibbiando loro ricchezza e presunzione di evasione fiscale. Abbiamo parlato a lungo dopo la tavola rotonda e la deputata si è dimostrata molto sensibile alla battaglia sociale portata avanti da Afrodite K e ACTA. Vediamo se le parole si traducono in fatti ed appoggi concreti all'interno del parlamento.
Un grazie speciale anche ad  Annamaria Giacomin Tesoriere del Consiglio Nazionale Consulenti del Lavoro e coordinatrice della Commissione Pari Opportunità per l'invito che ha fatto ad Afrodite K richiedendo la sua presenza a questa tavola rotonda e per l'energia che stà investendo per il tema delle donne ed il lavoro (vedi il libro "Le donne si raccontano" lavoroD Storie di professione e di vita).

Guarda il video della tavola rotonda.

Caro lavoratore autonomo, in attesa del simulatore INPS, ecco come calcolare la tua pensione!

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Quando ti becchi un tumore guardi alla vita ed al tuo futuro con una prospettiva un pò diversa. Le priorità diventavo davvero importanti come pure gli investimenti economici che fai. In questo momento molte delle mie risorse finanziarie vanno in tutte le attività che compongono il mio protocollo di cura nonchè in altre spese come esami e consulti medici integrativi a pagamento. Ho bisogno quindi, più di altri, di capire bene dove vanno a finire le tasse che pago ed in che modo mi ritornano indietro. Soprattutto i contributi INPS che sono quelli che pesano di più per la gestione separata.......

Ecco perchè ho cominciato ad interessarmi alla mia pensione anche se ho solo (quasi) 47 anni. Sempre ammesso che c'arrivi alla pensione, perchè con un tumore la tua vita diventa magari bellissima ma una grande incognita. Quindi vorrei sapere meglio cosa mi toccherà visto che i contributi Inps che devo pagare sono soldi che tolgo (oggi, ora, adesso!!!) a cure ed esami in funzione di un "domani" che non sò cosa mi riserva.
Ho provato a contattare il Call Center INPS (803164): lasciamo perdere. Loro di simulatori di pensione non sanno nulla.
Sono andata all'ufficio provinciale dell'Inps: niente da fare, loro non possono fornire queste informazioni a meno che non si sia vicini all'età pensionabile.
Mah, veramente, dico io, l'Inps stà sbandierando le sue nuove strategie di trasparenza riguardo alla famosa Busta Arancione.
Mi rispondono di provare con il patronato, loro dovrebbero avere un "programmino" che simula la pensione.
In ogni caso ormai all'Inps della mia città tutti conoscono Afrodite K e gli impiegati mi salutano facendomi i complimenti per la mia battaglia sociale ed invitandomi a continuare. Andiamo bene........
Non contenta mando una mail ufficiale di richiesta di simulazione di pensione ad assicuratopensionato.(miacittà)@inps.it e dopo 2 giorni mi richiamano al cellullare (Afrodite K non la fanno aspettare troppo....) comunicandomi quello che a loro risulta come simulazione di pensione considerando solo i contributi versati fino ad oggi. Viene 350€ al mese ma non è una vera e propria simulazione.
Insomma alla fine della fiera, per la simulazione della pensione, ho chiesto aiuto ad ACTA che, come al solito è l'unica che c'è sempre per i propri soci e mi ha suggerito un metodo per simulare la pensione da soli (E ci voleva così tanto? L'Inps non lo può fare questo? Arindiamo bene....).

Il metodo che segue riguarda gli iscritti alla gestione separata Inps, per gli altri lavoratori autonomi occorre cambiare la % di contribuzione ovviamente. Per noi è la più alta in assoluto.Si tratta naturalmente di una simulazione molto imperfetta che presuppone:
a) che tu sia in grado di fare una corretta previsione del tuo reddito futuro
b) che l'età pensionabile rimanga quella (nel mio caso 66 anni)
c) che non cambino i coefficienti di calcolo (che invece cambiano continuamente per adeguarsi alla crescita dell'aspettativa di vita)
d) che l'aliquota Inps non cambi, ma la nostra la vogliono portare dal 27,72 al 33%
e) che la rivalutazione mantenga il potere d'acquisto
f) varie ed eventuali.......

Ecco il metodo:
  1. Tieni conto delle regole (che cambiano nel tempo) rispetto all'età pensionabile ed agli anni di contributi che servono. Trovi tutto nel sito dell'Inps in questa pagina.
  2. prendi il montante contributivo INPS raggiunto sino ad ora (lo recuperi on line entrando con il tuo PIN nel sito dell'Inps (dal portale www.inps.it accedere a Servizi on line ---> Servizi per il cittadino---> Fascicolo previdenziale del cittadino--->Posizione assicurativa----> Estratto Contributivo Integrato ECI)
  3. fai la stima del reddito imponibile annuo che potresti avere in futuro (sembra facile....)
  4. moltiplica il punto 3 per gli anni che ti rimangono a raggiungere l'età della pensionabile che trovi al punto 1 (occhio perchè si allungherà sempre di più purtroppo)
  5. fai una stima di quanti contributi potresti versare da ora all'età pensionabile (calcola il 27,72% della somma totale del punto 4)
  6. somma il punto 5 al punto 2 ed ottieni la totalità ipotizzabile dei tuoi contributi Inps versati quando andrai in pensione
  7. calcola il coefficiente espresso in % della somma al punto 6 (lo trovi in questa pagina, nel mio caso è 5,624%). Ecco, quello che viene fuori, è la tua pensione annua lorda.
  8. se poi vuoi godere fino in fondo, dividila per 12 e trovi la pensione mensile lorda
  9. se sei sempre capace di intendere e di volere, prova a pensare quanto ti toccherebbe al mese di netto
  10. adesso chiediti se forse è l'ora di smettere di lamentarti solo con i colleghi ed i familiari, se non sei stufo di essere considerato di default ricco ed evasore da tutti, se non sei stanco di non esistere, ed è arrivato il momento di tirare su la testa, scendere in piazza, fare rete, agire concretamente per cambiare le cose. Svegliati!!!!
Io la simulazione ho provato a farla. Sono venute fuori 743€ al mese. Lorde. Non oso pensare al netto. Sempre ammesso che io riesca a continuare a produrre reddito e che con la salute sia tutto a posto e che non continuino a tartassare gli autonomi con nuovi balzelli.
Bè, quasi quasi, preferisco usare i soldi dei versamenti che dovrei all'Inps per curarmi e tamponare le difficoltà che la conciliazione di malattia e lavoro mi provoca come lavoratrice autonoma senza praticamente alcuna tutela.
Anche la testa io l'ho alzata da un pò. Ho iniziato una disobbedienza contributiva perchè da quando mi sono ammalata a luglio 2013, mi sono svegliata di botto e non ho più intenzione di riaddormentarmi.
Tu cosa aspetti, un tumore forse?

L'art.53 della Costituzione non vale un fico secco? E io non pago più!

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Questo sarebbe uno degli articoli della nostra Costituzione. Non ci credete? Giuro, c'è scritto proprio così. Si tratta dell'articolo che sancisce il principio della "capacità contributiva". Per un lavoratore autonomo che si ammala di cancro è un articolo vitale perchè dal giorno stesso della diagnosi la sua vita professionale e la sua capacità di produrre reddito (e quindi di contribuire) viene stravolta.

Il concetto è comprensibile anche per un bambino: l'articolo 53 (talmente importante che sulla sua base è nata anche l'Associazione art.53) dice che tutti debbono pagare le tasse e che lo Stato le regolerà in modo proporzionale alle singole possibilità dei cittadini. Occorre un costituzionalista per interpretare questo principio? Ci vuole un laureato in scienze politiche, in giurisprudenza? Non basta forse la comunissima capacità cognitiva di uno Stato onesto, obiettivo e giusto?

Altrettanto lampante e chiaro è il fatto che un lavoratore autonomo come me (ma ce ne sono tantissimi altri nelle mie condizioni) a cui è stato diagnosticato un cancro non è in grado di avere la stessa capacità contributiva di prima o la stessa rispetto ad un lavoratore dipendente che continua a mantenere il proprio lavoro ed il proprio stipendio per un periodo relativamente lungo dall'inizio della malattia.
Nella mia situazione particolare inoltre io non possiedo nulla, non ho casa, nè immobili vari, ho un'auto mitica con oltre 400.000 chilometri, non possiedo oro e gioielli, non ho un marito ricco (non ho proprio nemmeno un compagno, l'ultimo si è vaporizzato dopo la biopsia al seno), la mia famiglia di origine (2 impiegati statali in pensione ed un fratello impiegato comunale) è quanto di più "modesto" possa esistere (anche se sono dei grandi nell'animo). Ecco perchè nemmeno a voler considerare la mia capacità contributiva come la somma della mia capacità di produrre reddito con il lavoro autonomo e la mia situazione reddituale di base, si arriva a determinare che una come me (insieme a tantissimi altri) possa "reggere" un cancro senza veder ridotta drasticamente la propria capacità contributiva. Ma per fortuna esiste l'articolo 53, giusto?

I Padri Costituenti sull'argomento erano stati chiari, ed avevano progettato, con l'Articolo 53, lo strumento per superare la ingiustizia, l'iniquità, la regressività insite dello Statuto Albertino. Ecco come il democristiano Salvatore Scoca, relatore per l'Articolo 53, si esprime in il 23 Maggio 1947: “ .... Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere ....” E ancora... "…. se poi consideriamo che piu' dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure proporzionale, ma in senso regressivo. Il che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria.” E poi ancora “.....La regola della progressività deve essere effettivamente operante; e perciò nella primitiva formulazione dell’articolo aggiuntivo da me proposto avevo detto che il concorso di tutti alle spese pubbliche deve avvenire in modo che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressivitaà. Ciò significa che la progressione applicata ai tributi sul reddito globale o sul patrimonio dev’esser tale da correggere le iniquità derivanti dagli altri tributi, ed in particolare da quelli sui consumi....”

Ecco un'analisi dell'art.53 di Luciana di Renzo Professore Associato di Diritto Finanziario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli.
Le prime analisi svolte sull’articolo 53 della Costituzione portarono ad un’interpretazione svalutativa del concetto di capacità contributiva, attraverso l’attribuzione di un senso vago ed indeterminato. Gli economisti, i primi ad analizzare questo concetto, lo considerarono come una “scatola vuota” a cui il legislatore poteva attribuire la portata più varia a seconda delle scelte di politica fiscale contingenti. Prevalse però presto l’idea che l’articolo 53 fosse una norma programmatica, quindi non di immediata applicazione:il legislatore aveva la possibilità di procedere successivamente a una più completa determinazione e specificazione di tale concetto. La conseguenza di tale interpretazione del principio di capacità contributiva fu che una norma che avesse potenzialmente violato tale principio, non potesse essere sottoposta al vaglio di legittimità da parte della Corte costituzionale. Dopo poco, però, con la storica sentenza n. 1 del 1956, la Consulta modificò tale impostazione, stabilendo che la verifica della legittimità costituzionale di una norma può anche derivare dal contrasto con una norma programmatica
La capacità contributivaè l’idoneità economica dell’individuo a concorrere alle spese pubbliche, la quale si esprime attraverso indici economicamente valutabili, quali un patrimonio, un reddito, una spesa per consumi o investimenti, fenomeni, cioè, sempre suscettibili di valutazione economica. Sono invece incostituzionali imposte che colpiscano fenomeni diversi non suscettibili di una tale valutazione, per esempio imposte che incidano lo stato civile di una persona. La Corte, con la sentenza numero 45 del 1964 ha stabilito che: “Per capacità contributiva si deve intendere l’idoneità economica del contribuente a corrispondere la prestazione coattiva imposta”. Lentamente, dunque, viene meno l’originario significato vago ed indeterminato attribuito dagli economisti, per rivelare un concetto importante quale quello di forza economica. Di conseguenza l’articolo 53 della Costituzione cessa di essere una norma meramente programmatica, per diventare una norma precettiva, cioè con efficacia vincolante per il legislatore ordinario. Nella nozione di capacità contributiva occorre dunque individuare sia l’elemento solidaristico tutelato dall’art. 2 della Cost., sia l’elemento economico: la capacità contributiva esprime la funzione di garanzia e tutela dei diritti, costituendo un vero e proprio limite costituzionale al potere d’imposizione. L’art. 53 Cost. garantisce costituzionalmente la partecipazione alle spese pubbliche dei singoli che pongano in essere manifestazioni economicamente valutabili. Tutti gli individui che vengono a contatto con una certa comunità sono tenuti a contribuire secondo le modalità fissate dall’autorità politica, a contribuire alle spese pubbliche. E’ questa la funzione solidaristica dell’art. 53 Cost: il tributo è un dovere di convivenza sociale, di cooperazione fra soggetti appartenenti allo stesso gruppo sociale, al fine di dividere le spese comuni. Al legislatore spetta decidere quali devono essere le spese pubbliche, in relazione ai compiti che lo Stato si attribuisce e alle condizioni economiche del Paese. La scelta politica di come finanziare tali spese deve tener conto di diversi interessi, fra loro a volte contrapposti: promozione dello sviluppo, meritevolezza della promozione di alcuni settori della vita sociale, rispetto dell’integrità patrimoniale dei singoli, necessità di contemperare semplicità e certezza del prelievo a fronte di manifestazioni economiche molto diverse e complesse da individuare e quantificare. L’art. 53, I comma, rappresenta non solo un criterio di misurazione del prelievo di ricchezza, ma anche il presupposto di legittimità dell’imposizione tributaria e si collega strettamente al principio di uguaglianza sancito nell’art. 3 Cost. Infatti da esso si desume che le prestazioni tributarie devono gravare in modo uniforme su soggetti che manifestano la stessa capacità contributiva, e in modo differente, secondo il criterio della progressività, su soggetti che hanno manifestazioni di ricchezza differenti. Il sacrificio patrimoniale che viene imposto ai consociati deve essere proporzionale alla concreta possibilità del singolo di potersi privare di una parte della propria ricchezza per metterla a disposizione della collettività, dopo aver soddisfatto i suoi bisogni essenziali. Un reddito minimo non può in alcun modo essere considerato un indice di capacità contributiva, per cui lede l’art. 53 Cost. ogni tributo che possa incidere su tale minimo. Vi è dunque un limite massimo alla misura del tributo: spetta al legislatore, nella sua discrezionalità, fissare tale tetto, nel rispetto del principio di ragionevolezza e tenendo conto di tutti i tributi che gravano su di una medesima manifestazione di ricchezza. Un tributo deve rispettare quanto previsto dall’art. 53, collegandolo sinergicamente agli altri principi garantiti dalla Costituzione, fra i quali, in particolare, il diritto alla salute ex art. 32 Cost. La capacità contributiva è data dall’insieme delle manifestazioni economicamente rilevanti riferite ad una persona ed è influenzata da innumerevoli arricchimenti, impoverimenti, consumi, investimenti, possesso di beni patrimoniali; in ogni caso non è possibile fare un’elencazione tassativa degli indici di capacità contributiva. Il fatto espressivo di capacità contributiva per eccellenza è il reddito. Misurare in modo preciso la capacità contributiva globale è praticamente impossibile: tutti i sistemi sottopongono a tassazione manifestazioni determinate di capacità economica, ma molte di esse sfuggono alla individuazione ed alla determinazione diretta ed indiretta; per tale motivo si utilizzano molteplici criteri di imposizione forfetaria o forme di presunzione per l’individuazione del reddito stesso. La Corte Cost., con sentenza, n. 283/87, ha dichiarato legittimo l’utilizzo di tali strumenti, purchè sia salvaguardata la possibilità di fornire la prova contraria . Attualmente si assiste ad una modifica del principio e della nozione di capacità contributiva, che mostra una profonda incertezza; ci si chiede, infatti, se sia possibile annoverare fra gli indici di capacità contributiva anche parametri connessi con il diverso status sociale dei vari contribuenti, tali da giustificare trattamenti fiscali differenziati. Occorre riflettere se ed entro quali limiti il legislatore possa esercitare il proprio potere di differenziazione del prelievo tributario a carico dei diversi settori produttivi senza recidere la correlazione (costituzionalmente imposta) tra prestazione tributaria e capacità contributiva. Si tratta di un tema estremamente attuale, tanto sotto il profilo prettamente costituzionalistico quanto, soprattutto, sotto quello politico (in senso lato).


Conclusione?
La conclusione è lampante. Se la legge attuale non tiene conto di tutto questo, io cittadina e lavoratrice autonoma ho il diritto ed il dovere di ribellarmi e di rifiutarmi di pagare le tasse che continuano arrivare (soprattutto in termini di contributi Inps che per la gestione separata sono quelli che incidono di più) come se niente fosse successo. Perchè se la tassazione che lo Stato applica su di me, paziente oncologica sotto controllo ed a rischio per 5 anni (lo dice la Sanità questo), non tiene conto del mio attuale stato, beh allora, sta facendo qualcosa di anticostituzionale a meno che l'articolo 53 della Costituzione non valga un fico secco.....
E la battaglia per il diritto dei lavoratori autonomi ad una malattia dignitosa, prosegue......

Guarda la mia Videodichiarazione

SOS Disobbedienza fiscale: tra pagare le tasse o curarmi, scelgo di curarmi?

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Ci siamo, pochi giorni ormai alla decisione di proseguire o meno la mia disobbedienza fiscale, anzi, contributiva Inps. Il 16 luglio è la scadenza per il pagamento. A questo punto, non me ne vogliate, i "Brava Daniela, sei tutti noi, continua così donna coraggiosa" valgono come la carta igienica del cesso. Chi veramente vuole aiutarmi e contribuire a questa battaglia per dare anche ai lavoratori autonomi una malattia dignitosa, si faccia vivo, concretamente.

Mentre la battaglia sociale è generale, lo sciopero fiscale è mio e le conseguenze ricadranno su di me e su di me sola. Tradotto: il culo ce lo stò mettendo io.
Supportatemi almeno nel reperire il maggior numero di informazioni legali e fiscali che mi aiutino a scegliere ed a decidere come proseguire.
Hai testimonianza di altre persone che concretamente hanno portato avanti proteste simili?
Sei un avvocato, un commercialista, un consulente del lavoro e puoi fornire dritte e consigli?
Puoi postare qui link ed info importanti e specifiche?
Divulga il più possibile questa protesta così i tuoi contatti la conoscereanno. Magari qualcuno di loro ha informazioni o supporto da offrire.
Nessuno mai darà ai lavoratori autonomi uno straccio di tutela nella malattia se loro stessi non sono disposti a lottare per questo. Come credete che gli altri tipi di lavoratori abbiamo conquistato le loro tutele? Standosene a casa ad aspettare tempi migliori?
Posso comprendere che non siano molti coloro che sono disposti a giocarsi tanto nella vita. A me già un cancro mi stà facendo giocare un gioco duro ma non tutti hanno la fortuna nella vita di avere uno stimolo così forte per seguire ciò che è giusto e lottare per una socità migliore. Questo lo posso capire. Capisco invece molto meno che non si muova il culetto per supportare chi invece decide di farlo.
Quindi....datevi da fare!!

Lavoratrici autonome e tumore: la storia di Giorgia Calza

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Mi chiamo Giorgia, ho 36 anni, sono felicemente sposata e mamma di uno splendido bimbo di quasi 10 anni. Abito in un paesino nella provincia di Rovigo, dove da 16 anni gestisco un bar di famiglia, (lasciatomi dalla mia mamma che è mancata 8 anni fa, portata via dal cancro al seno,) con l'aiuto di due dipendenti. Nel giugno 2013, durante un controllo di routine, vista la causa di morte della mamma, mi viene trovato un nodulo al seno, ho fatto ago aspirato e dopo qualche settimana intervento di quadrantectomia. Ad agosto ho iniziato il mio calvario, chemioterapia, 8 cicli, 4 di epirubicina, ciclofosfamide e 4 di taxolo. Subito dopo l'intervento ho continuato a lavorare anche se saltuariamente perché non ero in splendida forma, appena iniziata la chemio sono caduta a terra come una pera!!
La terapia era pesantissima, la facevo ogni 21 gg, per i primi 15gg  dopo la somministrazione ero ko, letto poltrona, poltrona letto, non riuscivo nemmeno a parlare! Poi mi riprendevo un pochino ma non riuscivo più a lavorare! Su consiglio di un amica mi sono rivolta a personale competente per inoltrare la domanda all INPS per assegno ordinario di invalidità. Sono stata chiamata alla visita tra il primo ed il secondo ciclo di chemio, avevo già perso i capelli, ero cadaverica e mi reggevo in piedi per miracolo....! Dopo qualche settimana ricevo dall INPS una raccomandata che mi riferisce che: non sono risultate infermità tali da determinare una permanente riduzione a meno di un terzo della capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle attitudini personali (art.1 della legge 12 giugno 1984,n.22).  Mi è crollato un altra volta il mondo addosso!!! Ma stiamo scherzando?! Ma la chemioterapia e' riconosciuta come terapia invalidante e se fossi stata dipendente avrei avuto diritto alla mutua!! Perché io non ho lo stesso diritto ad ammalarmi di un dipendente? A questo punto decido di fare ricorso, seguita dal medico legale, nel frattempo proseguo le mie terapie, riduco gli orari di apertura del mio esercizio pubblico, perché io non riuscivo a lavorare, e mi faccio aiutare economicamente dalla mia famiglia, dal mio papà e dalla mia nonna. A gennaio 2014 faccio ricorso, ritorno alla sede INPS di Rovigo accompagnata dal medico legale, vengo visitata da un altro medico della INPS e dopo la visita mi accomodo fuori, ed aspetto che esca il medico legale. Dopo qualche minuto esce e mi riferisce che il mio ricorso non è stato accolto, gli chiedo il motivo...ed è questo: ....la complessiva valutazione dei dati clinico documentali specialistici corroborata dalle risultanze obiettive esperite in sede di accertamento medico legale collegiale, inducono a ritenere che il quadro menomati o non raggiunga la soglia invalidante secondo i requisiti di legge. Il direttore della desse inoltra il presente provvedimento al Comitato Amministratore competente per materia, il quale entro novanta giorni, decide o l'esecuzione o il suo annullamento. Trascorsi quasi 120 gg ricevo l'ultima raccomandata da parte del INPS la quale mi comunica l'annullamento della decisione adottata dal locale Comitato Provinciale in merito al ricorso, sulla base delle seguenti motivazioni: L ANALISI COMPARATA  DEGLI ELEMENTI CLINICO-STRUMENTALI, ACQUISITI DIRETTAMENTE DAL DIRIGENTE MEDICO-LEGALE DELL ISTITUTO, NON RIVELANO, AL MOMENTO, LA PRESENZA DI INFERMITÀ, SINGOLE O PLURIME, TALI DA DETERMINARE UNA RIDUZIONE A MENO DI UN TERZO DELLA SUA CAPACITÀ DI LAVORO IN OCCUPAZIONI CONFACENTI ALLE SUE ATTITUDINI,COSÌ COME DENUNCIATO DALL'ASSICURATO IN SEDE DI RICORSO AI SENSI DELL ART.1della L.222/84. SINTESI DEL GIUDIZIO: NON INVALIDA.
ORA MI PONGO MOLTE DOMANDE E PRETENDO RISPOSTE DAGLI ORGANI COMPETENTI: se fossi stata dipendente avrei avuto diritto alla mutua, perché io che sono lavoratrice autonoma no?se il mio stesso problema dovesse succedere ad un medico dell'INPS sono sicura e certa che rimarrebbe a casa dal lavoro per 1 anno di sicuro, stipendiato!! La chemioterapia ha effetti diversi su lavoratrici autonome?!? Perché l'INPS ha preteso che io versassi comunque i miei contributi nonostante non riuscissi a lavorare?  E' UNO SCHIFO!!! Visto che mi viene data la possibilità di proporre ulteriore ricorso all'Autorità Giudiziaria ai sensi dell art.4 del decreto Legge 19 settembre 1992, chiedo a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia se possono essermi d aiuto. Non è giusto tutto questo, io ho finito le terapie a marzo 2014 ed ora sto facendo terapia ormonale per 5 anni, per mia fortuna ho ripreso il lavoro, abbastanza bene, nonostante qualche disturbo dato dalla terapia, ma non pretendo assegno per questo periodo ma per i 10 mesi di chemio che non mi hanno permesso di lavorare ma solo di pagare tasse!! Basta e' ora di finirla!!

Tumore al seno e cosmetici: sii consapevole di quello che ti metti addosso!

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Da quando mi sono ammalata di cancro al seno ho iniziato a volermi più bene, in vari modi. Uno di questi è stare più attenta a ciò che mi metto addosso. Come strategia generale uso il minor numero di prodotti possibili. Quelli che ho potuto eliminare, li ho proprio tolti. Sono rimasti solo: shampo, sapone mani, docciaschiuma (che mi autoproduco), detergente viso, crema idratante viso, crema corpo, dentrificio, matita/eyeliner/mascara, emoliente labbra. Stop. Per ciò che uso, stò attenta agli ingredienti. Ecco qualche dritta utile.
Nel campo cosmetico l'elenco degli ingredienti prende il nome di INCI: International Nomenclature of Cosmetic Ingredients. Essendo una nomenclatura universale le aziende produttrici usano termini delle due più importanti lingue universali della nostra storia: si usa il latino per nominare gli estratti vegetali e l’inglese per i componenti chimici. Purtroppo non è previsto alcun obbligo di specificare la percentuale degli ingredienti utilizzati ma nell'etichetta i componenti del prodotto devono essere elencati in ordine decrescente di quantità: per primi quelli in dose maggiore (di solito troviamo l'acqua), via via poi quelli in dosi minori. Diciamo subito che più l’elenco degli ingredienti è breve e in latino, più è indice di un prodotto naturale.

Le principali sostanze da evitare sono:
  • I petrolati: gli ingredienti derivati dal petrolio sono tra i più utilizzati perché prodotti a basso costo e perché danno alla pelle un’immediata, quanto fittizia, sensazione di idratazione. Si trovano nelle creme, ma anche in fondotinta, ombretti, fard. Sono identificati con queste denominazioni: Mineral oil, Petrolatum, Paraffinum liquidum o Cera microcristallina.
  • I conservanti: tra i più usati e pericolosi ci sono i parabeni: hanno la funzione di impedire la crescita dei batteri e prolungare così la vita del prodotto. Avendo scoperto la loro pericolosità, oggi si cerca di utilizzarne più tipologie insieme, ma in basse percentuali, piuttosto che una sola in quantità considerevoli. I parabeni sono i principali responsabili di allergie, eruzioni e rush cutanei. Ma possono agire anche a livello degli equilibri ormonali. La categoria dei parabeni contiene principalmente queste tre sostanze: Ethylbaraben, Propylparaben e Butylparaben.
  • I siliconi: anch’essi diffusissimi nella cosmetica e nei prodotti per l'igiene perché, come i petrolati, generano una pellicola superficiale che rende la pelle morbida e liscia al tatto e riproduce un’apparente sensazione di idratazione e nutrimento. Ma, contrariamente a quanto sembra, queste sostanze non fanno altro che seccare ancora di più la pelle e danneggiare fortemente l’ambiente non essendo per niente biodegradabili. Sono inoltre ingredienti che rendono il prodotto più performante: le creme si spalmano più facilmente e non lasciano la sensazione di unto. I siliconi sono tanti, ma riconoscerli non è così complesso: siliconi sono gli ingredienti il cui nome termina in -one, -siloxane oppure -silanol. I più comuni sono il dimethicone e il cyclopentasiloxane.
  • Formaldeide: è utilizzata prevalentemente come disinfettante e conservante e la si trova in saponi, smalti e altri prodotti cosmetici. Può essere presente come formaldeide o può essere rilasciata da alcune sostanze in un secondo momento durante i processi di degradazione del prodotto. È il caso dell’imidazolidinyl urea o della diazolidinyl urea: due sostanze da evitare assolutamente perché rilasciano formaldeide appena entrano in contatto con la pelle.
  • Ingredienti altamente allergizzanti: Triclosan e Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone, utilizzati come conservanti.
Potete verificare il significato degli ingredienti dei cosmetici che adocchiate (io porto sempre nella borsa una minilente per leggere gli ingredienti di ciò che compro: è utilissima) o che avete già in casa in questo portale che è strutturato in modo davvero semplice ed accessibile anche per i non esperti in chimica anche se è redatto da un chimico industriale, Fabrizio Zago: BIODIZIONARIO.

Una riflessione a parte la meritano i parabeni ed il loro rapporto con il cancro al seno che è controverso, farmacovigilanza.org li ritiene innocenti, uno studio invece no. Insomma, nel dubbio, io scelgo i cosmetici che non li contengono.

In alternativa al cercare di proteggerti durante l'acquisto di cosmetici tradizionali, puoi sempre scatenarti con i cosmetici naturali fai da te!

Petizione "Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano": i commenti dei firmatari

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La Petizione lanciata il 10 febbraio 2014 per la difesa e la tutela del popolo delle partite iva in difficoltà per una malattia grave o invalidante per lunghi periodi, è interessante, non solo per il numero delle firme che stà raccogliendo e per la mobilitazione che stà attivando, ma anche per gli interessantissi (e bellissimi) commenti che alcuni firmatari lasciano. Via via nel Blog ve li ho proposti alcuni, ma siccome, sono molti e rappresentano il peso ed il senso reale di questa petizione, ho deciso di mettere a disposizione di tutti un file per scaricarli.

Alcuni di questi commenti sono davvero commoventi, come quello di Donatella Sassi di Parma "Non sono una lavoratrice autonoma, ma non voglio sentirmi privilegiata davanti alla sofferenza di nessuno". Grazie Donatella.
Perchè sì, molti dei firmatari di questa petizione NON sono lavoratori autonomi, ma dipendenti privati o pubblici che si sono sentiti toccati da questa problematica. magari hanno compagni, figli, parenti o amici autonomi ammalati ed hanno potuto constatare concretamente quanta poca tutela hanno nelle difficoltà che si incontrano durante una malattia seria. Oppure sono stati essi stessi ammalati e lo raccontano "vergognandosi" quasi dei diritti acquisiti che hanno permesso loro di rendere meno pesante la loro malattia. O ancora credono che la tipologia di contratto che si ha non è statica ed eterna, magari oggi si è dipendenti, domani chissà.
Ci sono poi le firme di tantissimi lavoratori autonomi che sono stati o sono ammalati e che denunciano gli effetti devastanti, non solo della malattia in sè, ma delle scarse tutele e della mancata applicazione degli articoli della nostra Costituzione. Professionisti, consulenti, artigiani, commercianti, rappresentanti che sono stati costretti a chiudere le loro attività professionali, a vendersi la casa o ad indebitarsi fino al collo con Equitalia e con le banche perchè non erano più in grado di pagare le tasse (che continuano ad arrivare anche se si è ammalati insieme ai costi fissi che permangono).
Anche i lavoratori autonomi "sani" firmano, firmano eccome. Firmano raccontando di essere terrorizzati all'idea che possa succedere loro qualcosa che impedisca di portare la pagnotta, già magra per la crisi, a casa. Perchè il principio di vulnerabilità sancito dalla Dichiarazione di Barcellona del 1998 è una condizione esistenziale e caratterizza ogni essere umano, non solo i dipendenti.
Poche, troppo poche, le firme "istituzionali". Anche chi si è speso personalmente, magari non ha neppure firmato. Perchè noi lavoratori autonomi non esistiamo e non esistiamo perchè non siamo lavoratori veri. I veri lavoratori sono altri, i poveracci che non possono evadere, mentre noi, ricchi ed evasori, ce la spassiamo alla grande quindi è chiaro che, in caso di malattia, il minimo è che ci arrangiamo senza rompere troppo le scatole. Ma ormai tutti gli stereotipi che riguardano partite iva e lavoratori autonomi sono vecchi e maceri. Se mai sono stati veri (e in parte dubito perchè il lavoro da 22 anni, ricca non lo sono mai stata ed evadere non l'ho nemmeno mai potuto fare visto che lavoro per le aziende). Il mercato del lavoro si è evoluto e sono nate nuove categorie di professionisti e le vecchie si sono trasformate. E' ora di considerarci lavoratori a tutti gli effetti perchè siamo ormai davvero "molto carichi" e non più disposti a subire passivamente discriminazioni, tassazioni vessatorie e mancanza di tutele e welfare. La mia disobbedienza contributiva è un segnale da non sottovalutare rispetto a quanto il popolo delle partite iva stia rafforzando la consapevolezza dei propri diritti.

Eccovi allora, tra tutti coloro che stanno firmando questa Petizione, i commenti e le spiegazioni date da alcuni.
aggiornato al 7 luglio 2014

Lavoro autonomo, capacità lavorativa e assegno ordinario di invalidità Inps

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Esattamente il 13 dicembre 2013, quando ancora ero nel pieno delle mie complicazioni postmastectomia avuta il 24 luglio 2013, dopo aver letto che l'assegno ordinario di invalidità era un supporto economico strettamente legato alla riduzione "della capacità di guadagno in occupazioni confacenti alle proprie attitudini", mi presentai alla visita del medico Inps, dopo tutta la trafila della domanda, con un foglio da me prodotto ed intitolato "Autodichiarazione della mia condizione lavorativa". Consapevole che le istituzioni conosco molto poco le caratteristiche del lavoro autonomo, soprattutto quello dei professionisti di seconda generazione, mi illudevo, nella mia abissale e profonda ingenuità di paziente oncologica, di riuscire così a far comprendere quanto questa malattia e le sue conseguenze avevano e stavano limitando il mio lavoro. Ecco il contenuto di quella autodichiarazione.......


Io sottoscritta Daniela Fregosi nata il 5 agosto 1967 a Grosseto, dichiaro quanto segue rispetto all’attività lavorativa che svolgo:

  • sono una libera professionista con p.iva aperta dal 1992 ed appartengo alla gestione separata Inps dal 01/01/97;
  • sono un’esperta di apprendimento e formazione aziendale con una specializzazione in formazione esperienziale che mi riconoscono a livello nazionale. Ho un elevata specializzazione nel mio lavoro: una laurea, 4 master e numerosissimi aggiornamenti professionali;
  • erogo formazione a medie/grandi aziende per conto di società di consulenza e formazione;
  • opero da sempre su tutto il territorio nazionale (la mia attività di consulenza non ha una localizzazione geografica precisa né tanto meno è collocata nella zona di residenza) e quindi viaggio molto dormendo e mangiando fuori;
  • durante i miei viaggi devo trasportare diversi bagagli (valigia personale, valigetta con il computer e materiale didattico)
  • abitando in campagna (in un podere dove ho anche il mio studio) per viaggiare utilizzo molto l’auto, oltre che i treni e gli aerei;
  • le attività formative di cui mi occupo si svolgono con modalità giornata intera e per più giorni di seguito;
  • durante l’attività formativa aziendale gestisco anche situazioni “difficili” nelle quali c’è bisogno di motivare e stimolare figure professionali problematiche come per esempio operatori, quadri e dirigenti che lavorano in contesti fortemente competitivi e conflittuali;
  • devo gestire complesse relazioni con interlocutori diversificati ognuno con le proprie attese, richieste e bisogni: i partecipanti in aula, le società di consulenza, le aziende committenti finali, il personale delle risorse umane che incontro durante le mie consulenze;
  • la mia attività professionale è stata in questi anni colpita dalla crisi economica e quindi diventa essenziale riuscire a non perdere quelle commesse che sono, di per sè, fortemente calate in numero e retribuzione.
Da quanto descritto precedentemente emerge che la mia attività professionale di per sé, anche in piena salute psico-fisica, risulta essere molto stressante e che quindi le mie attuali condizioni sia fisiche che psicologiche limitano fortemente la mia efficacia professionale e la mia capacità di produrre reddito.
Allego la dichiarazione della psiconcologa dell'ospedale che mi segue attestante il livello di stress a cui sono sottoposta nel tentativo di conciliare la malattia con il lavoro autonomo.

Cosa è successo a questo foglio? Beh, ho tentato di farlo prendere in considerazione dal medico Inps che, ovviamente, l'ha assolutamente ignorato e non l'ha nemmeno voluto mettere nella documentazione.
Stavo rimettendo a posto alcune carte e l'ho ritrovato. L'ho voluto mettere qui, in questo blog.
Che almeno qui, come lavoratrice autonoma che fa i salti mortali per conciliare malattia e professione, che almeno qui, abbia un suo spazio e mi dia l'illusione di esistere come lavoratrice.
Che almeno qui faccia capire quanto sia importante firmare e diffondere la Petizione "Diritti e assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano"
Inoltre, siccome tu Stato non mi hai riconosciuto una capacità lavorativa ridotta come per altre lavoratrici dipendenti nelle mie stesse condizioni, allora io mi auto-riconosco una capacità contributiva ridotta ed appellandomi all'art.53 della Costituzione, continuo a rifiutarmi di pagare le tasse.


Prosegue la mia Disobbedienza Fiscale: mentre aspetto uno Stato giusto l'Inps aspetterà i miei contributi

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Ok, deciso. Afrodite K comunica ufficialmente a istituzioni, associazioni,  media e cittadini la decisione di proseguire la sua disobbedienza fiscale anzi, più correttamente, il suo sciopero contributivo. La mia priorità in questo momento non è fare la cittadina ubbidiente e ligia nonostante leggi anticostituzionali e ingiuste. Questo l'ho fatto per 22 anni, adesso ho una priorità ben più importante che è quella di curare, al meglio, la mia salute fisica e psichica perchè un tumore richiede attenzione ed amore (soprattutto in mancanza di tutele concrete da parte dello Stato). Ecco la mia Videodichiarazione ed i motivi della mia scelta....

APPELLANDOMI ai seguenti articoli:
  • ART.3 della Costituzione:Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
    Sono una cittadina che si è ammalata di cancro e voglio essere trattata come gli altri cittadini indipendentemente dal lavoro che faccio. Non voglio essere discriminata in termini di tutele e welfare solo perchè sono una lavoratrice autonoma (non mi risulta sia una colpa da espiare). Svolgo la libera professione con partita iva da 22 e come gli altri lavoratori ho pagato tasse e contributi per decine di migliaia di euro. Il mio lavoro e le mie tasse non valgono meno di quelli degli altri lavoratori ma non ho potuto però usufruire delle stesse tutele quando mi sono ammalata di tumore al seno. Mi aspetto che la Repubblica faccia il suo dovere rimuovendo gli ostacoli che impedisco ad un lavoratore autonomo di avere una malattia dignitosa come gli altri lavoratori dipendenti.
  • ART.32 della Costituzione:La Repubblica tutela la salutecome fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti..........
    Sì, certo, sulla carta le cure sono gratuite e l'esenzione come paziente oncologico ce l'ho. Salvo poi che, siccome sono lavoratrice autonoma, trovo moltissime difficoltà a conciliare lavoro e cure/controlli perchè viaggio e devo incastrare l'agenda lavorativa con quella medica. Quindi, spesso sono costretta a pagarmi esami e controlli che altrimenti sarebbero gratuiti.
  • ART.38 della Costituzione:Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria........
    Sono in una situazione di difficoltà e come gli altri lavoratori, visto tutte le tasse ho pagato per 22 anni e gli oltre 75.000 euro di contributi versati all'INPS, voglio strumenti ed ammortizzatori che mi permettano di superare questo momento. Se come lavoratrice autonoma è quasi impossibile accedere ad aiuti economici, almeno non mi tartassate con le tasse e sospendetemele dandomi tempo di riprendere fiato.
  • ART.53 della Costituzione:Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.........
    Ci vuole un giurista o un genio per capire che un paziente oncologico non può avere la stessa capacità di produrre reddito e contribuire alle tasse di un lavoratore sano? L'articolo 53 esiste o non conta un fico secco?. Chiaramente, come paziente oncologica, la mia capacità contributivaè stata fortemente compromessa andando a sommare la perdita di giornate lavorative e la difficoltà di conciliare tempi/energie di lavoro e di cura ad una crisi economica che purtroppo prosegue.
  • ART.54 del Codice Penale "Stato di necessità": Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.
    Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. - See more at: http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-54-2#sthash.V8JJe9uP.dpuf

    L'avere un cancro, l'essere una lavoratrice autonoma (soggetto più fragile in termini di capacità reddituale soprattutto in tempi di crisi economica) non mi mettono in uno stato di necessità? Devo aspettare che il fiume Bruna che è quà vicino rompa gli argini e mi sommerga per entrare in uno stato di necessità? E' più importante pagare i contributi Inps per una pensione "ipotizzabile" e per servizi assistenziali semi-inesistenti o vivere e curarsi?
    Stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. - See more at: http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-54-2#sthash.V8JJe9uP.dpuf
     Voglio essere considerata una lavoratrice in stato di necessità con capacità contributiva ridotta dalla malattia.
HO DECISO DI
non pagare l'acconto Inps a dicembre 2013 nè il saldo 2013 e l'acconto 2014. E' da luglio 2013, periodo della diagnosi di cancro, che quei soldi vengono investiti nelle innumerevoli spese che un tumore comporta e nell'ammortizzare le giornate di lavoro perse e le difficoltà che anche oggi stò affrontando. Mi spiace, ma l'Inps dovrà aspettare. Sono una paziente oncologica ed il Sistema Sanitario Nazionale mi considera una paziente "sotto controllo ed a rischio" per 5 anni (fino a luglio 2018) dopo i quali inizierò ad entrare (ma ci vorranno altri 5 anni privi di terapie) nella categoria dei pazienti "lungosopravviventi". Ad oggi stò tenendo sotto controllo l'altro seno per una formazione pseudonodulare da accertare meglio e stò pensando anche ad una mastectomia preventiva, insomma di pensieri e tappe mediche ne avrò ancora e non voglio trovarmi a dover rinunciare a cure ed azioni legate alla mia malattia perchè sono indebitata con le banche per avere, da cittadina ubbidiente, pagato l'Inps.
Tra pagare le tasse e curarmi, scelgo di curarmi.

CHIEDO QUINDI ALLO STATO
di congelare i miei contributi Inps fino al 2018 quando, sperando che le mie condizioni mediche si mantengano stazionarie, potrò riprendere a fare la brava contribuente riprendendo i pagamenti attraverso un sistema di rateizzazione e senza applicazione di alcuna mora (non voglio essere punita per essermi ammalata, il cancro basta e avanza come punizione).
Se poi desse anche una risposta tangibile alla Petizione "Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalatano", farebbe solo il suo dovere.

La Videodichiarazione di Afrodite K: se lo Stato non mi protegge, lo faccio da sola

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Eccola, ci voleva. Sulle cose importanti la faccia ci va sempre messa. Pronta fresca fresca la mia VIDEODICHIARAZIONE che accompagna la scelta di proseguire nella disobbedienza fiscale. Fresca di studio di registrazione (il mio salotto/studio), realizzata con altissima tecnologia (la modalità video di una mini macchina fotografica), tutta da sola alla presenza del mio mitico Maypo che sonnacchioso e perplesso pensava "ecco quà un'altra delle sue trovate, mi sà che stasera si mangia tardi". Lo sò, è artigianale ma è vera, chiara e forte.

Ecco il contenuto della videodichiarazione:

Mi chiamo Daniela Fregosi, ho 46 anni e vivo nella maremma toscana.
Dal 1992 ho la partita iva aperta e sono una consulente che si occupa di formazione aziendale su tutto il territorio nazionale. 
Nel luglio 2013 la mia vita è letteralmente esplosa in pochi giorni: è arrivato un carcinoma infiltrante al seno, la mia agenda lavorativa è andata in tilt ed anche il mio conto in banca. 
Ho scoperto così che i lavoratori autonomi non possono ammalarsi.
Da allora dedico molto del mio tempo ad informare, denunciare e difendere i diritti dei lavoratori autonomi che si ammalano. 
In che modo? 
Ho aperto un blog, Afrodite K, che è diventato a tutti gli effetti un piccolo portale informativo. 
Ho lanciato, con l'appoggio dell'associazione ACTA una petizione intitolata Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano.
E infine ....ho iniziato a sospendere i pagamenti degli acconti e saldi dei contributi INPS. 
Da oltre 22 anni lavoro e pago tutte le tasse che mi sono state richieste da brava cittadina e contribuente. E voglio continuare a dare il mio contributo e ad essere una persona ed una lavoratrice onesta. Ma....
Ma ho scelto di curarmi, ho scelto di non indebitarmi con le banche, ho scelto di volermi bene perché un tumore richiede attenzione ed amore. E visto che lo Stato non mi tutela come lavoratrice autonoma ho deciso di proteggermi da sola ed i contributi INPS e chiedo allo Stato di "congelare" le mie tasse fino al momento in cui la gestione della mia malattia mi consentirà di tornare ad una capacità contributiva "normale". Congelarle senza applicare le more previste perché un cancro mi basta e mi avanza come punizione, non ne voglio dover sopportare altre.
Credo che sia più che evidente che questa battaglia non riguarda solo Daniela Fregosi ma tutti i lavoratori autonomi. 
Altrettanto evidente è che non si vuole scatenare una guerra tra poveri togliendo diritti ai lavoratori dipendenti per darne a quelli autonomi. Quà l'obiettivo è un altro. Far sì che OGNI cittadino e cittadina possa avere una malattia dignitosa e tutelata QUALSIASI lavoro faccia. 
Perché se lo Stato fà differenza tra lavoratori, la malattia non ne fà!

Acta sempre in prima fila insieme ai lavoratori autonomi

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Questo è un post di ringraziamento, assolutamente dovuto e meritato. Un ringraziamento sincero per un'associazione che, in questo mio viaggio faticoso e pieno di ostacoli, c'è sempre stata. Una associazione vera, di quelle che fanno cose, un'associazione di sostanza che si batte per i diritti dei propri associati e pure per quelli che associati non sono ma che stanno alla finestra a guardare quello che riesce ogni volta a fare. Ecco l'ennesima azione concreta di ACTA.

Da quando ho avuto la diagnosi di cancro al seno (luglio 2013), anzi più esattamente da quando ho trasformato il mio tumore in un'azione di informazione, denuncia e difesa rispetto alla situazione dei lavoratori autonomi che si ammalano (da novembre 2013 data di apertura di questo Blog), non è che ci sia stata tutta questa coda di soggetti pronti ad appoggiare la mia battaglia.
Cittadini tantissimi. Professionisti, artigiani, commercianti, consulenti. Addirittura dipendenti pubblici e privati. Tutti pronti a firmare la Petizione"Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano", ad inviare ad Afrodite K incoraggiamento e sostegno (in alcune occasioni addirittura materiale).
I media, non ne parliamo: una donna, con un tumore al seno, che ci mette la faccia, è un piatto troppo ricco per non ficcarcisi di corsa e di Afrodite K in molti hanno parlato e continuano a parlare. 
Ma le istituzioni?, le associazioni?, i sindacati?, i politici? In quanti si sono esposti? Pochi, troppo pochi per un problema di questa portata.
Se poi parliamo di azioni vere, concrete, tangibili, segnali di una reale volontà di cambiare le cose. Mah.....Parole tante, dichiarazioni e comunicati pure ma, alla fine della fiera, per ora, tutte bolle di sapone.

ACTAè stato l'unico soggetto presente da subito a fianco di Afrodite K, da quel suo primo comunicato il 13 dicembre 2013. Da allora non mi ha mai abbandonato.
E anche adesso, dopo la decisione di proseguire con la mia disobbedienza fiscale, davvero molto sofferta, piena di preoccupazioni per il futuro e di ansia  per le conseguenze,  anche adesso Acta si è messa accanto a me in prima fila.
In un momento per me così denso di consapevolezza che c'è sempre un prezzo molto alto da pagare quando si seguono i propri valori e si cerca di portare avanti un progetto di mondo più giusto e dignitoso per tutti. 
A pochi giorni dal mio compleanno, il 5 agosto, che l'anno scorso mi aveva trovato con 2 drenaggi attaccati, piena di dolori ovunque e stanca per tutte le ore che passavo in internet a cercare disperatamente informazioni sulla tutela dei lavoratori autonomi, ecco, arriva questo regalo.
Acta organizza, senza pensarci troppo sù, facendo semplicemente qualcosa di concreto come è ben abituata a fare, un crowdfunding affinchè, attraverso una raccolta fondi, io non debba subire le conseguenze di more e sanzioni dello Stato che seguiranno, come da protocollo, la mia decisione di sospendere il versamento dei contributi INPS.
Ecco il comunicato di ACTA "Con Daniela Fregosi, per un'equa tutela della malattia" ed il lancio della campagna di crowdfunding utilizzando la piattaforma di Buonacausa.org.
Grazie Acta.

AAA Cercasi videostorie: lavoratori autonomi ammalati, fatevi avanti!

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Per ricordare a tutti, nel caso non si fosse ancora capito, che la protesta che stò portando avanti non si limita alla mia storia personale ma coinvolge migliaia e migliaia di lavoratori autonomi e partite iva  rappresentando una vera e propria emergenza sociale, Afrodite K ha pensato di raccogliere videostorie di denuncia da inserire nel proprio canale youtube. Sò che ci siete e che siete tanti, non nascondetevi più. Basta vivere nell'ombra le ingiustizie e le discriminazioni subite. Quello che ci succede è un problema sociale, non una pura questione personale. Fatevi avanti!

Il video è sempre più uno strumento comunicativo molto potente. Rispetto al tema della discriminazione subita dai lavoratori autonomi e partite iva che si ammalano gravemente vale il doppio perchè la maggiorparte di questi lavoratori tendono a nascondersi per la paura di predere clienti. Ecco perchè è così importante denunciare questa situazione mettendoci la faccia come dimostrato dal rapidissimo successo della videodichiarazione di Afrodite K nonostante l'artigianalità estrema della sua realizzazione.
Ho pensato quindi di mettere a disposizione il canale youtube di Afrodite K per raccogliere altre videostorie di denuncia ed affiancare così la rubrica "Le Altre Storie" già esistente in questo Blog. 
Dall'apertura di questo Blog, della relativa pagina Facebook e della Petizione"Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano", ho ricevuto centinaia di contatti. Mail, telefonate, post di professionisti, commercianti, artigiani, consulenti, agenti, traduttori, precari, uomini e donne, tutti lavoratori autonomi e partite iva che hanno dovuto affrontare malattie serie nonchè terapie invalidanti senza alcun ammortizzatore statale. Gente che ha dovuto chiudere l'attività, vendere casa (per chi ce l'aveva) oppure indebitarsi per poter continuare a pagare tasse e costi fissi che continuavano ad arrivare nonostante la malattia. Gente che si è dovuta fermare per mesi e mesi, alcuni per anni.....

Non vi nascondete! Metteteci la faccia anche voi.
Se ci chiamano il "popolo delle partite iva" un motivo ci sarà. Siamo tanti, tantissimi e siccome la malattia non guarda in faccia al contratto di lavoro e colpisce tutti indiscriminatamante, vuol dire che, tra quei tanti, ci sono migliaia di storie di autonomi ammalati che oltre alla malattia si sono dovuti sorbire pure la beffa di uno stato ingiusto nei loro confronti che "preleva" soltanto ed in cambio non offre gli stessi ammortizzatori che hanno gli altri lavoratori. Basta tenersi frustrazione e rabbia dentro, basta lamentarsi con parenti, amici e colleghi, basta rodersi in privato. Tutto questo è completamente inutile e fà male anche al processo di guarigione. Esci allo scoperto e denuncia pubblicamente quello che hai vissuto o stai vivendo. Le Videostorie daranno volti, sguardi e voci da allegare alla Petizione che continua a crescere nelle firme raccolte (insieme ai commenti lasciati da alcuni). Sò che ci siete e che siete tanti, fatevi avanti!

Ecco le istruzioni:
  • Contenuti del video: a) nome, età, città di residenza e professione b) malattia, complicazioni e terapie senza dilungarti troppo in dettagli medici e tecnici c) i problemi che la malattia ti ha creato come lavoratore autonomo
  • Formati accettati da youtube: MOV, MPEG4, AVI, WMV, MPEGPS, FLV, 3GPP, WebM
  • Durata massima: 3-4 minuti massimo
  • Stile: siate creativi ed usate il "vostro" stile
  • Come inviare il video: il video peserà molto quindi non inviarlo come allegato ma inseriscilo in www.wetransfer.com ed inviato via mail a info@danielafregosi.it 
Non è difficile, se ce l'ho fatta io è più che fattibile. Io il video l'ho fatto da sola con una macchinetta fotografica modestissima in modalità video. Quindi...... non hai scuse. Se poi sei motivato ma terrorizzato dagli aspetti più tecnici, fatti aiutare!!!

Afrodite K scrive al Consiglio Comunale di Grosseto: allora, che vogliamo fare?

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La Maremma non è solo terra di malaria e cinghiali, turismo e natura. E' anche altro. La battaglia civile portata avanti da Afrodite K, maremmana doc, ne è una prova tangibile. Una battaglia per i diritti dei lavoratori autonomi ad una malattia dignitosa che da mesi ha conquistato credibilità e spazi tra i media a livello nazionale. E Grosseto, la città da cui tutto è nato, cosa stà facendo per appoggiare questa protesta, per supportare la relativa Petizione, per fare pressioni su Governo e Parlamento a livello nazionale? Ecco la lettera che Afrodite K ha scritto ai rappresentanti del Consiglio Comunale grossetano. E adesso, cari lavoratori autonomi di Grosseto, professionisti, consulenti, partite iva, artigiani, commercianti ......stiamo a vedere se esistiamo veramente anche per la nostra stessa città e non solo per pagare le tasse e votare.......


"Cari rappresentanti del Consiglio Comunale di Grosseto,
sarete sicuramente a conoscenza della battaglia sociale che da mesi sto portando avanti a livello nazionale (giornali e tv locali e nazionali ne hanno parlato in tutti i modi possibili e immaginabili.

Vi scrivo per lanciarvi una sfida.

Riassumendo, sono una lavoratrice autonoma che opera dal 1992 su tutto il territorio nazionale come consulente e formatrice aziendale. Quando mi sono ammalata di cancro al seno nel 2013 ho scoperto le innumerevoli, scandalose ed anticostituzionali discriminazioni a cui gli autonomi sono sottoposti in caso di malattia rispetto agli altri lavoratori (pur pagando vagonate di tasse come gli altri). Questa è la mia storia. Non mi sono limitata a lamentarmi e disperarmi ma ho aperto un Blog che in 8 mesi ha raggiunto 106.000 accessi divenendo un portale di informazione e denuncia.

Ho lanciato una PETIZIONE nazionale mettendoci il mio nome e la mia faccia (e vi assicuro che ci vuole un bel pò di coraggio per una consulente aziendale che ha bisogno di essere performante e splendida per non bruciarsi il mercato ed i clienti). Una Petizione che stà arrivando a 50.000 firme e che non rappresenta solo la MIA battaglia, ma quella di TUTTI i lavoratori autonomi che hanno diritto come gli altri ad avere una malattia dignitosa.

Visto che lo Stato non mi tutela, ho dovuto iniziare a farlo da sola avviando una disobbedienza fiscale e sospendendo il pagamento dei contributi Inps.

La politica se non è PER la gente, non è politica.
Chi di voi muoverà per primo un dito, una mano, un braccio, almeno uno sguardo attivandosi concretamente su questa emergenza sociale di cui io rappresento solo la voce?

PS Io non appartengo al mondo della politica o delle istituzioni, ma di comunicazione un pò me ne intendo. Visto il polverone che si sta sollevando a livello nazionale e che ho l'intenzione di continuare a portare avanti, sarebbe una mossa almeno di buon marketing territoriale che la città di Grosseto si attivasse concretamente e si facesse sentire, o no?"

Firmato
Daniela Fregosi in arte Afrodite K


Guarda il servizio di TV9 Italia

Mastectomia, ricostruzione del seno e tatuaggio: un'alternativa poco conosciuta

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Finalmente se ne parla! Riporto un articolo di Salute Seno sui tatuaggi medicali che possono essere fatti dopo una mastectomia o in genere dopo un intervento a seguito di un tumore al seno. Afrodite K è già da tempo in contatto con Rita Molinaro, la tatuatrice medicale di Treviso che racconta quali possibilità hanno le donne operate al seno oltre quelle che tradizionalmente vengono loro prospettate. Contattai Rita, trovandola su internet, molti mesi fa per l'ipotesi di un tatuaggio artistico sull'eventuale "spianatina" che avrei intenzione di adottare come alternativa alla ricostruzione del seno...

Quando ho cominciato a riflettere su ciò che realmente volevo io, al di là di tutto quello che medici, persone conosciute o società si aspettavano che "naturalmente" io facessi ed ho iniziato a pormi domande, raccogliere informazioni, parlare con donne diverse che, dopo essere state operate al seno per tumore, avevano fatto scelte tra loro diverse, è entrato a far parte della mia vita il tema della "ricostruzione del seno".
Nel processo di raccolta di informazioni sulla possibile opzione "non effettuare la ricostruzione del seno", mi sono accorta che, soprattutto in Italia, trovavo davvero molto poco. Non parliamo poi dell'ulteriore opzione "non fare la ricostruzione del seno e scegliere di farsi un tatuaggio artistico". Google Immagini presenta moltissime foto se si digita "mastectomy tatoo" e molte meno con "mastectomia tatuaggio" (e tutte prevalentemente orientate al tatuaggio del capezzolo che in realtà spesso finisce per essere una rifinitura della ricostruzione del seno effettuata).
Cominciai allora una ricerca in Italia di operatori specializzati in tatuaggi artistici postmastectomia. Un pianto, peggio del deserto africano. Il nulla, quasi o comunque nessuno di così specializzato. Un conto è farsi un tatuaggio normale, tutt'altro film è quello di un tatuaggio così delicato come quello postmastectomia che diviene un intervento di tipo più "medico" e psicologicamente molto più delicato.
Alla fine ho trovato Rita Molinaro che mi dava un minimo di affidabilità in quanto "accreditata" dalla LILT di Treviso. Ci siamo sentite per telefono e tutt'ora rimaniamo in contatto perchè potrebbe servirmi la sua professionalità visto che sto qui ancora a capire cosa farò di preciso con le mie tette. Per ora è tutto fermo, l'espansore rimane al suo posto a sx (niente ricostruzione definitiva), la tetta dx è sotto controllo per uno pseudonodulo, l'idea di una mastectomia preventiva aleggia. Insomma, si vedrà. Intanto l'aggancio con Rita l'ho creato e questo mi rassicura non poco. Un'opzione possibile, infatti potrebbe essere fare quello che ho chiamato "la spianatina con tatuaggio artistico" (togliere l'espansore a sx e fare mastectomia preventiva a destra senza ricostruzione del seno). Avrei già in mente il tipo di disegno.....

Vi propongo l'interessante articolo di Salute Seno sottolineando che l'argomento non si esaurisce con il tatuaggio del complesso areola-capezzolo ma che c'è tutto il capitolo del tatuaggio artistico di per sè che può essere fatto dopo una mastectomia senza ricostruzione o per "arricchire" le cicatrici di una ricostruzione.

Insomma, il messaggio che mi preme lanciare è: care donne, fate un pò quello che volete e sentite, sappiate che le scelte sono spesso più numerose di quello che sembra e di ciò che ci prospetta il mondo intono a noi. E in ogni caso il pensiero và (insieme ad un grosso abbraccio) a tutte quelle donne per le quali, per cause strettamente mediche, le scelte sono molto ridotte o addirittura assenti: siete donne comunque perchè si è donna, in primis, dentro.

Un tatuaggio al posto della chirurgia di Tiziana Moriconi (Fonte Salute Seno)

Rita Molinaro, classe 1965, fa la tatuatrice. E aveva 31 anni quando nel suo studio, a San Donà di Piave, si presentò una cliente con una richiesta particolare: era una donna che aveva subito un intervento al seno per un tumore, e voleva che lei ricreasse l’areola con un tatuaggio. “Non l’avevo mai fatto e non sapevo da dove partire – racconta Rita – e la signora, un po’ scherzando e un po’ no, mi disse: bene, ha un anno per imparare. Così ho cominciato a informarmi. Non esistevano corsi specifici né, ovviamente, una figura di tatuatore medicale”.
Tatuaggi in ospedale. Da quel momento, Rita ha cominciato a spendere tempo ed energie nella sua formazione “medica”, e sei anni fa si è presentata alla Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) di Treviso come tatuatrice medicale volontaria. Grazie al sostegno dell’associazione e del direttore della breast unit dell’Ospedale di Treviso (Usl 9), Nicola Balestrieri, Rita ha dato vita a un progetto inedito, dedicato a una tecnica innovativa di tatuaggio come alternativa alla ricostruzione del capezzolo e dell’areola per le donne che ne avevano subito l’asportazione a causa di un tumore. Era il primo progetto del suo genere in Italia.
Disegnare il seno. Non si trattava – e non si tratta – di semplice dermo-pigmentazione, ma di veri e propri disegni artistici con effetti ottici in grado di restituire tridimensionalità (nel caso in cui le donne preferiscano non ricostruire il capezzolo) e di eliminare le discromie delle cicatrici dell’intervento chirurgico.
Ma non basta la mano di un artista per questo lavoro. “Non ci si improvvisa tatuatori medicali”, chiarisce subito Rita: “Qui il tatuaggio fa parte di un lungo percorso riabilitativo a cui le pazienti arrivano dopo l’asportazione del seno, le cure chemioterapie, che abbassano le difese immunitarie, e radioterapiche. Molti farmaci, inoltre, provocano delle reazioni cutanee e sensibilizzano la pelle. Anche il sostegno dello psicologo è fondamentale, perché molte pazienti non accettano la perdita del seno e la ricostruzione. Un tatuatore, per quanto bravo, non può agire da solo, ma deve lavorare a strettissimo contatto con l’équipe della breast unit”.
Tatuaggi sicuri. Insomma, questi tatuaggi sono una procedura medica vera e propria. Anche perché esiste la possibilità di complicanze: il rischio più grande è che il tatuaggio provochi un’infezione nell’area della protesi, spiega Rita. Che ha messo a punto un protocollo e brevettato l’attrezzatura per cui non solo gli aghi, ma ogni cosa – dall’acqua usata per i pigmenti (confezionati in porzioni monouso e tracciati), all’ambiente, al camice e ai guanti – è sterile. “Il nostro modo di lavorare è unico e non esiste nulla del genere in tutta Europa”, assicura la tatuatrice.
Anche i pigmenti sono scelti con attenzione, in modo da non interferire con gli esami diagnostici (per esempio la mammografia e la risonanza magnetica). Se il tatuaggio è eseguito con tutte le accortezze, quindi, non vi è pericolo di effetti secondari di alcun tipo. “In questi sei anni – racconta ancora Rita – presso l’Ospedale di Treviso abbiamo condotto uno studio (in pubblicazione, ndr.) insieme all’Istituto superiore di sanità per valutare rischi e vantaggi della tecnica: abbiamo trattato in tutto 150 pazienti, anche immunodepresse per via delle terapie, senza mai avere complicanze. E il grado di soddisfazione è stato altissimo”.
Come si svolge il tatuaggio? “Le pazienti sono inviate da me dai medici della breast unit e si presentano con una scheda completa delle informazioni mediche. Il mio lavoro comincia con la spiegazione della tecnica, facciamo una foto e valutiamo insieme come procedere e con la scelta del colore. Le faccio collaborare il più possibile, per renderle partecipi. Il tatuaggio in sé dura 20-30 minuti, e la seduta circa un’ora e mezza. Poi le pazienti vengono rimandate a casa con un promemoria su come medicare il tatuaggio e i numeri di telefono di riferimento. Dopo un mese si valuta il tatuaggio e si stabilisce se fare una seconda seduta: nella maggior parte dei casi ne servono due. Rispetto al trucco permanente, che richiede di essere ritoccato circa ogni anno, il tatuaggio può essere ripreso ogni 5-6 anni, limitando il rischio che si sviluppino reazioni allergiche alle sostanze impiegate.
Una scuola per tatuatori. Ad oggi non esiste la figura del tatuatore medicale, e può accadere che le pazienti vengano inviate in uno studio qualsiasi. Ma le cose potrebbero cambiare. “Stiamo lavorando anche con il centro Ondico dell’Iss affinché sia riconosciuto un percorso sicuro per la paziente”.
Un nuovo centro a Udine. Intanto, il secondo ambulatorio italiano specializzato in “tatuaggi senologici” sta per essere lanciato. Succede a Udine, dove l’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos - Comitato di Udine) – ha siglato un accordo con l’Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia e con una clinica convenzionata, Salus Alpe Adria: la breast unit metterà in contatto le pazienti che necessitano del tatuaggio con l’associazione, e questa finanzierà lo spazio presso la clinica, l’attrezzatura e i tatuaggi, che verranno eseguiti sempre da Rita Molinaro. “L’obiettivo è far sì che questa tecnica entri a far parte del percorso di cura, che le pazienti siano tutelate e che non debbano sostenere alcun costo”, dice Mariangela Fantin, presidente di Andos Udine: “Vogliamo anche contribuire a formare tatuatori specialisti per metterli in grado di comunicare con le donne che stanno affrontando un tumore al seno: tatuare è un discorso, prendere in carico la parte finale di un percorso così doloroso e delicato è molto più complesso”. Il progetto sarà presentato ufficialmente il 25 luglio nella città friulana e partirà il prossimo ottobre.

Le richieste dei lavoratori autonomi non sono folli: lo dice l'Europa!

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Afrodite K non si stanca di ricordare a tutti, opinione pubblica, istituzioni e politici italiani che è l'Europa stessa a chiedere maggiore protezione sociale per i lavoratori autonomi. Già ne avevo parlato in questo Blog a gennaio 2014 quando, esattamente il 14 gennaio, il Parlamento Europeo se n'è uscito fuori con una meravigliosa risoluzione intitolata "Protezione sociale per tutti, compresi i lavoratori autonomi". Il testo originale dà i brividi, legittima la Petizione lanciata in Italia, dovete assolutamente leggerlo, ne vale la pena..... Ma i nostri politici lo conoscono?!


Il Parlamento Europeo,
visti gli articoli bla bla bla..........

A.  considerando che l'accesso alla sicurezza sociale è un diritto fondamentale che, conformemente al diritto dell'UE, alle leggi e prassi nazionali, è parte integrante del modello sociale europeo; che l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha adottato raccomandazioni sui sistemi nazionali di sicurezza sociale di base, allo scopo di garantire il diritto fondamentale di ognuno alla sicurezza sociale e a un decoroso livello di vita;

B.  considerando che la sicurezza sociale è una competenza nazionale, coordinata a livello UE;

C.  considerando che la protezione sociale agevola l'adeguamento all'evoluzione del mercato del lavoro, lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, garantisce l'integrazione nel mercato del lavoro e investe nelle risorse umane; che la sicurezza sociale funge da fattore di stabilizzazione dell'economia ed è un fattore anticiclico grazie al quale la domanda e i consumi interni aumentano;

D.  considerando che, per affrontare la crisi, alcuni Stati membri hanno ridotto fortemente le proprie finanze pubbliche nel momento esatto in cui, a causa dell'aumento del numero di disoccupati, è cresciuta la domanda di protezione sociale; che i bilanci nazionali assegnati alla sicurezza sociale hanno dovuto subire ulteriori difficoltà a causa della diminuzione dei contributi dovuti alla perdita in massa di posti di lavoro o alla riduzione dei salari, mettendo così realmente a repentaglio il modello sociale europeo;

E.  considerando che la copertura della protezione sociale in alcuni Stati membri è inadeguata e potrebbe essere migliorata; che esistono ancora casi di abuso a danno dei lavoratori vulnerabili nell'UE;

F.  considerando che la maggior parte dei modelli tradizionali di protezione sociale, in particolare i sistemi di sicurezza sociale e del diritto del lavoro, sono concepiti per garantire i diritti sociali e del lavoro dei lavoratori dipendenti, per cui vi è il rischio che con il cambiamento della natura dell'impiego e con l'aumento del numero dei lavoratori autonomi, le nuove categorie di lavoratori possano beneficiare di una minore protezione sociale;

G.  considerando che le donne che scelgono di diventare imprenditrici adducono, in misura maggiore rispetto agli uomini, come motivazione principale alla base della loro decisione un migliore equilibrio tra vita professionale e privata e/o la necessità economica;

H.  considerando che le lavoratrici autonome sono una minoranza tra i lavoratori autonomi, ma hanno maggiore probabilità di piombare nella povertà;

I.  considerando che la mancanza di accesso dei lavoratori autonomi a diritti pensionistici, congedi di malattia, ferie retribuite e altre forme di sicurezza sociale adeguati acuisce il divario retributivo di genere delle lavoratrici autonome, in particolare dopo il pensionamento;

J.  considerando che un numero crescente di lavoratori autonomi o di lavoratori con scarso lavoro o lavoro remunerato a livelli molto bassi, in particolare le donne, si trovano al di sotto della soglia della povertà, ma non figurano ufficialmente come disoccupati;

K.  considerando che potrebbe utile stabilire una chiara definizione del lavoro autonomo fittizio e prevenire eventuali abusi in modo da evitare violazioni dei diritti sociali dei lavoratori, distorsioni della concorrenza e il rischio di dumping sociale;

L.  considerando che il lavoro autonomo fittizio costituisce sostanzialmente una forma di parziale evasione contributiva di difficile individuazione che mina la sostenibilità e l'adeguatezza dei regimi pensionistici, sottraendo loro risorse fondamentali;

M.  considerando che il livello particolarmente alto di disoccupazione in molti Stati membri, accompagnato dalla pressione costante a ridurre i costi (unitari) del lavoro sta portando a tendenze e pratiche nel mercato del lavoro nazionale che incoraggiano l'ulteriore sviluppo e crescita del lavoro autonomo fittizio;

N.  considerando che le condizioni di lavoro dei lavoratori autonomi che non sono economicamente indipendenti non sono radicalmente diverse da quella dei lavoratori dipendenti, per cui i loro diritti alla sicurezza sociale e al lavoro dovrebbero essere più simili, ove opportuno, a quelli di questi ultimi;

O.  considerando che mancano informazioni e dati affidabili, accurati e raffrontabili sulla situazione, sulle condizioni lavorative e sui regimi di sicurezza sociale dei lavoratori autonomi che intendono conciliare lavoro e attività di assistenza;

P.  considerando che nel 2012 il lavoro autonomo rappresentava oltre il 15% dell'occupazione totale dell'UE che però non è, in molti casi, l'opzione preferita dagli interessati, ma piuttosto una necessità dovuta alla mancanza di altre opportunità lavorative o di regimi lavorativi sufficientemente flessibili che permettano di conciliare lavoro e attività di assistenza; che, in molti Stati membri, per i lavoratori autonomi è difficile maturare diritti pensionistici sufficienti, il che incrementa il rischio futuro di povertà degli interessati; che i lavoratori autonomi economicamente dipendenti raramente sono organizzati in sindacati o da essi rappresentati, nonostante la maggiore probabilità di essere oggetto di abusi in relazione all'orario di lavoro o di altro tipo;

Sicurezza sociale per tutti

1.  sottolinea la necessità di sviluppare e ammodernare costantemente i sistemi di protezione sociale a livello di Stati membri per garantire una protezione sociale solida, sostenibile e adeguata per tutti, fondata sui principi dell'accesso universale e della non discriminazione nonché sulla capacità di reagire in modo flessibile all'evoluzione demografica e agli sviluppi del mercato del lavoro;

2.  invita gli Stati membri a garantire un finanziamento responsabile e sostenibile dei sistemi di sicurezza sociale, soprattutto in periodi di crisi economica, a sviluppare il braccio preventivo dei sistemi di sicurezza sociale e a porre un maggiore accento sull'attivazione di misure, senza dimenticare che uno degli aspetti più importanti degli investimenti sociali consiste nel fatto che essi permettono di conciliare gli obiettivi sociali ed economici e, a lungo termine, possono contribuire al mantenimento e allo sviluppo dell'economia; ritiene a tal proposito che gli investimenti sociali debbano essere considerati come tali, cioè investimenti e non spese;

3.  richiama l'attenzione sul fatto che in alcuni Stati membri l'invecchiamento della popolazione, la bassa natalità e i mutamenti dei mercati del lavoro potrebbero rafforzare l'esigenza di riformare i regimi di sicurezza sociale, comprese le pensioni, al fine di garantirne la sostenibilità; sottolinea che le donne interrompono la carriera e occupano posti di lavoro a tempo parziale con maggior frequenza rispetto agli uomini, per prendersi cura dei figli e di altri familiari a carico, il che può avere un impatto negativo sulle loro pensioni, esponendole a un maggior rischio di povertà; invita a tal proposito gli Stati membri a considerare questi periodi di interruzione della carriera come periodi assicurati ai fini della definizione e del calcolo dei diritti pensionistici; sottolinea che le riforme dovrebbero coinvolgere le parti sociali, conformemente alla legislazione e alle prassi nazionali, nonché le parti interessate ed essere adeguatamente diffuse presso i cittadini;

4.  invita gli Stati membri ad assicurare una protezione sociale di base che garantisca un reddito decoroso stabilito da ciascun paese e l'accesso a benefici sociali di base, soprattutto in caso di malattia, disoccupazione, maternità, disabilità, pensionamento, ecc., al fine di combattere contro la povertà e l'esclusione sociale negli Stati membri; incoraggia inoltre gli Stati membri a elaborare strategie di sviluppo della sicurezza sociale in linea con le proposte dell'OIL;

5.  evidenzia che un'effettiva protezione sociale di qualità sufficientemente elevata dovrebbe basarsi su misure che favoriscano la partecipazione al lavoro, contribuiscano al miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro e incrementino la produttività, che costituisce un considerevole vantaggio concorrenziale; sottolinea che la riduzione del livello di protezione sociale non dovrebbe essere considerata una soluzione che spiana la strada all'incremento dei livelli occupazionali;

6.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutti i lavoratori e i lavoratori autonomi abbiano accesso all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, ridistribuendo gli attuali finanziamenti nazionali e UE riservati esclusivamente ai lavoratori con contratti a tempo indeterminato a tutti i lavoratori, compresi i lavoratori autonomi, a prescindere dal tipo di contratto;

7.  invita gli Stati membri a impegnarsi maggiormente per attuare riforme e misure strutturali al fine di creare posti di lavoro per i giovani e provvedere affinché i giovani lavoratori non siano discriminati limitandone i diritti alla sicurezza sociale; invita inoltre gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, ad assicurare una protezione sociale adeguata ai giovani che partecipano a programmi di tirocinio o apprendistato, volti a fornire loro esperienza professionale;

8.  sottolinea che gli anziani non rappresentano un onere bensì, grazie alla loro esperienza e al loro sapere, una risorsa per l'economia e la società; suggerisce che, nel quadro della solidarietà tra le generazioni, i lavoratori ultrasessantenni siano incentivati a continuare a rendersi disponibili sul mercato del lavoro, al fine di trasmettere le loro conoscenze ed esperienze alle generazioni successive;

9.  invita gli Stati membri ad assicurare la disponibilità di strutture di assistenza all'infanzia ed educative a prezzi accessibili e a garantire l'accesso dei lavoratori autonomi ai servizi pubblici e agli opportuni benefici sociali o fiscali nel settore all'assistenza all'infanzia;

10.  invita gli Stati membri ad agevolare la possibilità che tutti i lavoratori, compresi i lavoratori autonomi nonché i coniugi o i membri di un'unione di fatto che partecipano alle loro attività, coniughino responsabilità di lavoro e assistenza, anche accelerando l'applicazione degli articoli 7 e 8 della direttiva 2010/41/UE del 7 luglio 2010, e assicurando flessibilità ai lavoratori, su loro richiesta, in materia di orari di lavoro, telelavoro e lavoro a tempo parziale, al fine di assistere i minori e le persone a carico;

11.  evidenzia la necessità di fornire opportunità di aggiornamento e riqualificazione ai dipendenti, ai lavoratori autonomi e a chi passa dal lavoro dipendente a quello autonomo; invita a tal proposito gli Stati membri a eliminare gli ostacoli all'aggiornamento e alla riqualificazione e a promuovere l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita per tutti;

12.  invita gli Stati membri a promuovere e agevolare l'auto-organizzazione dei lavoratori autonomi, in particolare le donne, al fine di aumentare la capacità di difendere i propri interessi collettivi;

13.  invita gli Stati membri a garantire un'adeguata sicurezza sociale alle categorie più vulnerabili: i disoccupati, i disabili, le famiglie monoparentali, le famiglie giovani, i giovani, gli anziani e i pensionati; invita inoltre gli Stati membri a promuovere una maggiore accessibilità dei servizi sociali per tutti membri delle categorie più vulnerabili e per le persone che necessitano di cure a lungo termine, in particolare nelle zone rurali e nelle regioni svantaggiate;

14.  invita gli Stati membri e la Commissione, a seconda delle loro competenze, ad adottare provvedimenti per contrastare tutte le forme di discriminazione nel mercato del lavoro, comprese quelle contro le donne, e ad adottare misure di protezione sociale affinché, a parità di impiego, le retribuzioni delle donne e le prestazioni sociali loro garantite non siano inferiori a quelle degli uomini, e garantire la protezione della maternità, ad adottare misure per impedire il licenziamento ingiusto delle lavoratrici durante la gravidanza e proteggere donne e uomini che prestano assistenza da ingiusto licenziamento; chiede inoltre al Consiglio di accelerare l'adozione della direttiva concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento;

15.  sottolinea che la direttiva 2010/41/UE sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma impone agli Stati membri di affrontare ogni ostacolo che impedisce alle donne e ai coniugi o membri di un'unione di fatto riconosciuti dal diritto nazionale di beneficiare della protezione sociale alla quale hanno diritto a questo titolo;

16.  invita gli Stati membri a intraprendere misure efficaci per affrontare i casi in cui manchi la protezione sociale nelle imprese a gestione familiare piccole e molto piccole, a favore dei familiari che vi sono impiegati, inclusi i coniugi (o i partner), a causa delle loro condizioni di lavoro informali e poco chiare o del loro status di lavoratori autonomi;

17.  incoraggia gli Stati membri ad adottare misure concrete per lottare contro la povertà e l'esclusione sociale, garantendo un reddito minimo adeguato e un sistema di sicurezza sociale, tenendo conto delle comunità emarginate e delle persone a rischio di povertà, sulla base delle loro pratiche nazionali, comprese le disposizioni stabilite nei contratti collettivi o nella legislazione nazionale;

18.  invita gli Stati membri a intensificare la lotta contro il lavoro sommerso e precario, inclusi i falsi part-time, e a garantire una protezione sociale adeguata a tutti i lavoratori; deplora inoltre l'abuso dei contratti di lavoro atipici utilizzati per eludere gli obblighi in materia di lavoro e protezione sociale;

19.  invita gli Stati membri a migliorare la cooperazione amministrativa tra le diverse istituzioni (ispettorati del lavoro, uffici delle imposte, amministrazioni comunali e servizi di sicurezza sociale) a livello nazionale e UE, quale mezzo per facilitare l'attuazione delle disposizioni dell'Unione in materia di diritto del lavoro, ridurre il lavoro sommerso e risolvere in modo più efficace i problemi causati dagli squilibri tra le disposizioni normative concernenti il mercato del lavoro nei diversi Stati membri;

20.  invita la Commissione a riesaminare la regolamentazione e a monitorare l'attuazione e il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, se necessario nel rispetto del principio di sussidiarietà, e richiama l'attenzione degli Stati membri sul fatto che i lavoratori migranti dell'UE che lavorano in un altro Stato membro non devono essere soggetti a norme discriminatorie di protezione sociale; ritiene che tutti i lavoratori migranti UE debbano beneficiare degli stessi diritti di sicurezza sociale e della stessa copertura quando lavorano in un altro Stato membro; ricorda che, nel quadro della libera circolazione di servizi, i lavoratori distaccati devono essere informati dal datore di lavoro sull'adeguamento del salario e sulle altre condizioni di impiego prima del distacco, in conformità delle disposizioni della direttiva 96/71/CE;

21.  invita la Commissione e gli Stati membri a trovare un giusto equilibrio tra la sicurezza e la flessibilità del mercato del lavoro, ad esempio attraverso l'attuazione dei principi di flessicurezza su scala globale, e ad affrontare la segmentazione del mercato del lavoro, fornendo un'adeguata copertura sociale per coloro che si trovano in fase di transizione o che hanno un contratto a tempo parziale o a tempo determinato, assicurando al contempo l'accesso alle opportunità di formazione; rileva che il mancato raggiungimento della flessibilità sminuirebbe la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale, la qualità delle prestazioni, il reddito e la produttività della forza lavoro, l'economia reale e la coesione sociale compromettendo, di conseguenza, la strategia Europa 2020 per il mantenimento e l'incremento dei livelli di occupazione;

22.  invita la Commissione a realizzare uno studio a livello UE per esaminare se, in seguito ai recenti cambiamenti nella legislazione del lavoro degli Stati membri volti a incrementare la flessibilità del mercato del lavoro, non sia stata ridotta la sicurezza sociale dei lavoratori e se non siano stati violati i principi di flessibilità e di sicurezza;

23.  sostiene fermamente la proposta creazione di un quadro di valutazione dei principali indicatori sociali e occupazionali, che potrebbe rappresentare un primo passo verso l'individuazione di parametri di riferimento concreti;

24.  esorta la Commissione a includere eventualmente in tutte le sue proposte i quattro obiettivi stabiliti nell'agenda dell'OIL riguardanti un lavoro decoroso e di includere nell'esame annuale della crescita gli obiettivi fissati nella raccomandazione dell'OIL sui sistemi nazionali di sicurezza sociale di base, affinché tutti i lavoratori in Europa possano beneficiare della protezione sociale;

La sicurezza sociale dei lavoratori autonomi

25.  sottolinea che il lavoro autonomo deve assolutamente essere riconosciuto come forma di lavoro in grado di favorire la creazione di posti di lavoro e la riduzione della disoccupazione, e che la sua espansione dovrebbe essere accompagnata da adeguate misure di protezione sociale dei lavoratori autonomi, secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale degli Stati membri;

26.  invita gli Stati membri ad agevolare la conciliazione del lavoro e delle responsabilità familiari, offrendo ai lavoratori flessibilità per quanto concerne gli orari e il posto di lavoro, onde evitare che essi non abbiano altra possibilità di flessibilità se non il ricorso al lavoro autonomo parasubordinato;

27.  sottolinea la necessità di disporre di informazioni statistiche aggiornate e più particolareggiate, che si potrebbero utilizzare per analizzare l'importanza economica dei lavoratori autonomi e le varie categorie di lavoro autonomo; chiede che il sondaggio sulle forze di lavoro dell'Unione europea preveda domande sul lavoro autonomo;

28.  richiama l'attenzione sul fatto che la mancanza di una chiara definizione nazionale di lavoro autonomo aumenta il rischio di lavoro autonomo fittizio tra i lavoratori dell'UE e può ostacolarne l'accesso a una sicurezza sociale adeguata; rileva che l'esistenza di diversi status di lavoratore autonomo negli Stati membri richiede soluzioni volte a migliorare il coordinamento della sicurezza sociale dei lavoratori autonomi onde evitare di limitare la libera circolazione dei lavoratori;

29.  invita la Commissione a promuovere gli scambi tra gli Stati membri al fine di fornire un orientamento sulle diverse forme di lavoro atipico e di lavoro autonomo, onde aiutare gli Stati membri ad applicare correttamente le norme del diritto del lavoro e le misure di protezione sociale ai lavoratori che rientrano in queste categorie; ritiene necessario inoltre che gli Stati membri identifichino con chiarezza il lavoro autonomo fittizio e sanzionino i datori di lavoro laddove siano comprovati tali casi; sottolinea tuttavia che lo Stato membro ospite in cui viene svolto il lavoro deve mantenere la responsabilità giuridica di determinare lo status del lavoratore;

30.  invita le parti sociali europee, la Commissione e gli Stati membri a studiare la questione del lavoro autonomo parasubordinato e a trovare soluzioni pratiche, in particolare nei settori in cui le attività transfrontaliere svolgono un ruolo importante e tra i gruppi vulnerabili come i lavoratori domestici e i lavoratori inadeguatamente remunerati;

31.  esorta gli Stati membri a garantire che il lavoro autonomo non diventi un mezzo per impedire ai lavoratori di beneficiare della sicurezza sociale e del lavoro o uno strumento che consenta ai datori di lavoro di eludere le norme del diritto del lavoro e di protezione sociale; chiede inoltre di impedire l'accorpamento dei lavoratori autonomi ai lavoratori dipendenti onde preservare i vantaggi del lavoro autonomo e dell'attività economica di questa natura e contribuire allo sviluppo dello spirito d'impresa e della qualità dei servizi;

32.  invita gli Stati membri a sviluppare se necessario la protezione sociale in materia di pensionamento, disabilità, congedo di maternità/paternità e disoccupazione affinché le disposizioni in materia di protezione sociale dei lavoratori dipendenti siano meglio adattate alle loro esigenze;

33.  invita gli Stati membri a promuovere e a sostenere le assicurazioni di categoria per gli infortuni e le malattie professionali; invita inoltre gli Stati membri a garantire ai lavoratori autonomi l'accesso alle assicurazioni e ai regimi pensionistici collettivi e fondati sulla solidarietà;

34.  invita gli Stati membri a mettere a disposizione di tutti i cittadini informazioni relative ai loro diritti alla protezione sociale e a fornire inoltre a chi desidera acquisire lo status di lavoratore autonomo opportune informazioni in merito ai cambiamenti della protezione sociale e del diritto del lavoro loro applicabile derivanti dalla modifica della loro posizione, nonché ai cambiamenti riguardo ad altri diritti e obblighi connessi alla loro attività economica; chiede inoltre che i lavoratori autonomi e mobili siano informati dei loro diritti e doveri in caso di emigrazione, immigrazione e attività transfrontaliera;

35.  invita gli Stati membri e la Commissione a coinvolgere le parti sociali, in conformità con le pratiche nazionali, in un processo di sviluppo e ammodernamento della protezione sociale e a sviluppare il dialogo sociale a livello UE e nazionale; invita inoltre le parti sociali ad aggiungere all'ordine del giorno le questioni legate ai diritti del lavoro e alla protezione sociale dei lavoratori autonomi, al fine di introdurre adeguate disposizioni quadro in materia di protezione sociale dei lavoratori autonomi, basate sulla reciprocità e sul principio di non discriminazione, e a valutare se e in che modo i lavoratori autonomi debbano essere inclusi nella contrattazione collettiva, prevedendo strategie specifiche su come includere le istanze dei lavoratori autonomi, qualora la legge nazionale non ne preveda la rappresentanza sindacale; incoraggia le parti sociali, i sindacati e le associazioni professionali, a scambiarsi buone pratiche sui servizi forniti ai lavoratori autonomi, sulla lotta contro il lavoro autonomo fittizio e sull'organizzazione dei lavoratori autonomi che lavorano in proprio;

36.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai parlamenti degli Stati membri.
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